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mercoledì 5 marzo 2014

Riina ricoverato d'urgenza in ospedale: si è temuto infarto, ma è solo indigestione

Il capo dei capi ha 84 anni, i medici: nessun pericolo


PALERMO – Il capo dei capi Totò Riina, 84 anni, è stato ricoverato in ospedale a Milano. Il mafioso soffre da tempo di problemi cardiaci, per i quali è stato più volte trasferito in un nosocomio. Anche stavolta si era temuto che potesse esserci un problema di natura cardiaca. Tant'è che i medici avevano ipotizzato l'inizio di un infarto. Invece si è trattato soltanto di una indigestione. 

LA LETTERA - Solo qualche settima fa una lettera firmata «Falange armata» è arrivata al carcere milanese di Opera, indirizzata proprio al capomafia. «Chiudi quella maledetta bocca – era scritto nella missiva - ricorda che i tuoi familiari sono liberi». Il finale della lettera lancia un altro messaggio inquietante: «Per il resto stai tranquillo, ci pensiamo noi». 

LE INTERCETTAZIONI - Riina è stato intercettato per decine di ore negli ultimi mesi. Diverse volte si è scagliato contro i pm della Trattativa minacciandoli di morte. Nino Di Matteo tra i primi della lista. 

41 BIS - L’ex numero uno di Cosa Nostra, arrestato nel 1993, è dal dicembre 2003 in regime di 41 bis e deve scontare una dozzina di ergastoli.
LA SUPREMA CORTEUn anno fa al detenuto la Cassazione aveva negato il differimento della pena con ricovero in ospedale. La VII sezione penale della Suprema Corte aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal legale del boss contro il rigetto del differimento della pena, la sospensione del 41 bis e il ricovero in una struttura ospedaliera. La suprema Corte aveva decretato che il Tribunale di Sorveglianza aveva ben operato, con un'ordinanza del novembre 2011, nel ritenere che gli accertamenti sul padrino, anche dopo l'operazione per l'applicazione del peacemaker fossero «praticabili in regime di detenzione». «Il Tribunale di Sorveglianza aveva rilevato che le condizioni di salute del boss erano adeguatamente monitorate, e che era possibile una «trattabilità in ambito carcerario, con ricorso, in caso di necessità, alla struttura ospedaliera». La difesa aveva poi presentato ricorso alla Suprema Corte, dichiarato poi inammissibile, sostenendo che una consulenza di parte aveva profilato un «pericolo di vita» per Riina e che era stato omesso un accertamento medico specifico


Corriere.it

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