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giovedì 4 aprile 2013

Muore a Mazara Mariano Agate, fedelissimo di Riina. Funerali vietati. Muore a Castelvetrano il boss Marotta

12,55 - Ed è morto ieri a Castelvetrano l'anziano "capo bastone" della locale famiglia mafiosa Nino Marotta.
 Era attualmente imputato nel processo "Golem 2", che si tiene davanti al Tribunale di Marsala. Aveva 86 anni, e le cronache si erano occupate di lui già ai tempi dell'omicidio di Salvatore Giuliano. Sessant’anni dopo il nome di Nino Marotta riemerge, come uno dei più anziani  mafiosi in attività. E' stato, infatti, tra i 18 arrestati dell’operazione «Golem 2». Dal 1950 ai giorni nostri passò dalla «banda» Giuliano fino a diventare il «consigliori» dei Messina Denaro, del «patriarca» Francesco Prima e di suo figlio Matteo oggi...
12,00 -  Il questore di Trapani, Carmine Esposito, ha vietato i funerali pubblici per il boss Mariano Agate.
11,00 - Entro stamattina il questore di Trapani, Carmine Esposito, deciderà se vietare i funerali pubblici per Mario Agate, così come avvenne nel novembre del
1998 quando morì, anch’egli per cause naturali, il capomafia Francesco Messina Denaro, padre del latitante Matteo.
 Intanto, già da ieri, la zona dove abitava Mariano Agate è tenuta sotto stretta sorveglianza dalla polizia
08,00 - E' morto a Mazara il boss mafioso Mariano Agate. Il decesso e' avvenuto nella sua abitazione. 
Nato nel 1939, il capomafia era stato scarcerato una decina di giorni fa, su disposizione del Tribunale
di Sorveglianza di Viterbo per gravissimi motivi di salute. Agate, da tempo malato di cancro, aveva una metastasi polmonare. Era stato condannato all'ergastolo come uno dei mandanti della strage di Capaci.
Nel 1985 è stato condannato per sette omicidi, tra cui quelli del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto e del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari. Per quest'ultimo omicidio fu assolto in Cassazione nel 1993.
"Ciaccinu arrivau a stazione". Fu questa che la frase detta  un giorno del novembre 1982 passeggiando per i corridoi del carcere di Trapani, che fu ’annuncio che era stato deciso di uccidere Ciaccio Montalto. 
“Dici a chiddu vistutu di bianco e ca varva che la finisce di rire minchiate” disse invece un giorno del 1988 ad un operatore tv che lo stava filmando durante un processo a Trapani. Il riferimento era a  Mauro Rostagno, allora giornalista a Rtc.
Punto di riferimento delle cosche in provincia di Trapani, ha gestito a lungo traffici di droga in collaborazione con i narcotrafficanti colombiani e con la 'ndrangheta e il suo nome è stato citato nelle principali indagini su Cosa nostra.
Risultò iscritto alla loggia massonica Iside 2 di Trapani.
È stato considerato uno degli uomini di riferimento di Totò Riina. Nel 2004, nonostante si trovasse già in regime di carcere duro, è stato coinvolto in un'indagine per aver fatto arrivare ordini al figlio Epifanio. Dagli stessi colloqui tra i due Agate, si evinceva inoltre, come il padre rispettando le gerarchie di "cosa nostra", spingesse il figlio a dare comunicazione di ogni rilevante novità inerente i traffici illeciti in questione, al massimo esponente della stessa compagine mafiosa, e cioè al pericolosissimo latitante Matteo Messina Denaro, capo indiscusso di "cosa nostra" in provincia di Trapani. A proposito, come ha lasciato scritto un pentito tra le pagine delle sue confessioni, se Agate fosse stato libero, a lui e non a Matteo Messina Denaro toccava il comando della potente mafia trapanese.
 
 
Fonte: Marsala.it

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