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domenica 17 aprile 2016

Non so come dire a mia figlia autistica che nessuno vuole dormire con lei in gita

Parla la madre della tredicenne di Legnano: «Non partirà per Mauthausen, viaggio sulla discriminazione»

Chi è sua figlia? 

« Una bambina dolce e ingenua: l’ingenuità è una delle
conseguenze peggiori della sindrome». 
Più rabbia o più dolore? 
«L’arrivo di nostra figlia è stato un dono del Signore. Ma dirle che è stato tutto facile no, non me la sento. È dura, è estenuante; è una battaglia ogni giorno. Da piccola non parlava. Passava il tempo e non parlava. Però con testardaggine ha fatto le elementari e adesso è in terza media. Ovvio, con ostacoli nei percorsi cognitivi, la necessità di un’insegnante di sostegno, con tante ore a casa a fare i compiti insieme e tentare e ritentare su esercizi apparentemente banali...». 
Della sua classe, a Legnano, nordovest di Milano, questa ragazzina di tredici anni «è l’unica senza cellulare». Lo può usare soltanto a casa, sotto gli occhi dei genitori, originari di Vibo Valentia, Calabria, famiglia semplice, di buone maniere; nell’appartamento ci sono attimi di disperazione che non vengono celati e continue scuse se nel corso del colloquio «non utilizziamo le parole giuste». 
Dicevamo del cellulare. Si deve cominciare da qui. Messaggi fra i compagni su Whatsapp, a febbraio, dopo l’annuncio dei professori di una gita a Mauthausen. 
«Ho saputo della chat e sono riuscita ad avere qualche messaggio. Una scriveva: “Non voglio stare con lei”. Un’altra: “Non posso dormirci insieme, ho paura”. Una professoressa ribatteva: “Qualcuna ci deve pur stare”, nemmeno fosse un animale. I maschi scrivevano: “Meno male che è femmina e la cosa non ci tocca”. Una compagna scriveva che mia figlia l’aveva chiusa nell’armadio e addirittura l’aveva presa prigioniera». 
In che senso? 
«D’estate scendiamo in Calabria, nella casa di famiglia, e invitiamo le amiche di mia figlia. Ad agosto ne abbiamo ospitata una, con i genitori. Le bimbe dormivano insieme. Mai un problema. Di sera, giocando a nascondino con altre ragazzine, figlie di amici, mia figlia le aveva consigliato di mettersi nell’armadio, sicura che non l’avrebbero trovata». 
Sua figlia ha mai dormito senza di voi? 
«Mia figlia è negli scout. Con il gruppo sta via anche due, tre giorni. Dorme con le altre in tenda. Si comporta da persona normale... Normale... Lo vede che devo giustificarmi? Me l’hanno processata e condannata da innocente». 
La storia di Legnano non è un’inchiesta giudiziaria. O almeno, non ancora. Eppure ci sono versioni da accertare; e rimane decisiva la relazione degli ispettori il cui intervento l’attento provveditore di Milano, Marco Bussetti, ha sollecitato. Gli ispettori potrebbero andare nella scuola già domani. Non un giorno qualunque. 
«Domattina, la classe, senza mia figlia, partirà per Mauthausen. Un viaggio importante, per studiare gli orrori della discriminazione. Tante parole e poi, nei fatti... Nella scuola organizzano convegni contro il bullismo... Ma davvero, non ce l’ho con i compagni di classe. I messaggini li considero una ragazzata. Sono gli adulti che mi hanno deluso e rattristato». 
Perché? 
«Un mese fa con mio marito abbiamo inviato una lettera ai genitori. Chiedevamo il motivo di tale crudeltà. Abbiamo proposto un incontro». 
Com’è andato l’incontro? 
«Non c’è stato. Non ci ha risposto nessuno». 
Dagli altri genitori non sono mancate telefonate di solidarietà. Ma sovente di «nascosto», quasi per non offendere il gruppo, coeso. A proposito: i genitori della ragazzina erano su un gruppo di WhatsApp nel quale si parlava del «caso»; chiuso quello, è nato un secondo gruppo da cui «siamo stati esclusi». 
E gli insegnanti? 
«La vicepreside ci ha detto che non si tratta di bullismo ma, anzi, di assunzione di responsabilità, i compagni non si sentono pronti a “gestire” mia figlia... Noi conosciamo i limiti: l’anno passato, alla settimana bianca con la scuola, non l’avevamo mandata. Non siamo sprovveduti, non pretendiamo di stare al centro del mondo». 
Cosa fa domani sua figlia? 
«In gita non andrà. Devo proteggerla. Non la vogliono, punto. Glielo devo ancora dire e non so come spiegarlo». 
L’istituto attraversa giorni di smarrimento: è venuta a mancare la preside. Il dolore e la scomparsa d’una guida. In settimana, ai genitori della ragazzina, è arrivato il sollecito del coordinatore dei docenti per saldare la prenotazione della gita. Sono 140 euro. Li pagherà la scuola. L’ha annunciato il provveditore. 






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