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mercoledì 20 aprile 2016

Tito, il più antico sauropode italiano «Arrivò dall’Africa sulle isolette

Da tre ossa fossilizzate di dinosauro è stato possibile ricostruire il più antico rappresentante dei Titanosauri in Europa meridionale, vissuto 112 milioni di anni fa

Dai sassi di un muretto a secco sui Monti Prenestini, a quaranta
chilometri da Roma, riemergono tre ossa fossilizzate di dinosauro. A scoprirle e studiarle è stato il paleontologo Cristiano Dal Sasso, in forza al Museo di Storia Naturale di Milano, al quale il proprietario le aveva inviate. La scoperta è stata notificata alla Soprintendenza del Lazio e dell’Etruria meridionale, che ha autorizzato le ricerche. Il ritrovamento più interessante è una vertebra: da questa è stato possibile ricostruire la carta d’identità di un dinosauro mai visto finora in Italia. Si tratta di un sauropode, un dinosauro erbivoro quadrupede dal collo lungo, il più antico rappresentante del gruppo di Titanosauri in Europa meridionale. Da qui il soprannome Tito.
Con questi, i resti di dinosauri trovati in Italia diventano cinque, ben tre sono studiati a Milano. Il primo fu Scipionyx Samniticus detto Ciro, un teropode, cioè un dinosauro carnivoro bipede, ritrovato a Petroja, vicino a Benevento. La scoperta aggiunge un tassello importante alle conoscenze sulla nostra paleo-penisola: le terre emerse dovevano essere molto più ampie di quello che si pensava. La piattaforma appenninica su cui 112 milioni di anni fa vivevano sia Tito sia Ciro doveva essere grande almeno quanto l’attuale Sardegna, e poteva essere sporadicamente collegata ad altre piattaforme che raggiungevano a nord l’Eurasia e verso sud l’Africa.
«Anche da un ammasso insignificante di pietra talvolta possono scaturire scoperte scientifiche importanti - spiega Dal Sasso, che ha firmato l’articolo pubblicato sulla rivista internazionale Cretaceous Research -. La presenza in Italia di un dinosauro medio grande, quando morì Tito era lungo almeno sei metri ma stava ancora crescendo, indica che nel Cretaceo inferiore la nostra paleo penisola doveva formare una catena di piattaforme più ampie del previsto che consentivano il passaggio di dinosauri e altri animali terrestri fra Africa ed Europa attraverso il Mare di Tetide, antenato del Mediterraneo».
La vertebra perfettamente fossilizzata in tre dimensioni era inglobata completamente nella roccia ed è stata portata allo scoperto nei laboratori del museo milanese. Il merito del ritrovamento va ad Antonio Pangrazi, un appassionato di natura, che a Rocca di Cave sui Monti Prenestini aveva ricevuto questo blocco insieme ad altre pietre da un conoscente che aveva smantellato un muretto a secco. L’ha mostrata ad un appassionato di paleontologia, Gustavo Pierangelini, che s’è rivolto cosi al ricercatore milanese. «Dai nostri laboratori sono scaturiti tre resti ossei, due appartengono al cinto pelvico di un grande rettile, ma non era chiara la sua classificazione, il terzo osso invece si è rivelato particolarmente diagnostico. “Datemi un osso e vi ricostruirò un intero animale”, diceva l’anatomista francese Cuvier, e così abbiamo fatto con Tito, trattandosi di un dinosauro sauropode, un titanosauro, uno di quelli con il collo lungo, che rappresenta il primo ritrovato in Italia. Abbiamo anche potuto capire da quale posizione del corpo veniva, è una vertebra caudale. In questi dinosauri infatti l’arco neurale è spostato in avanti».
I caratteri anatomici di Tito lo avvicinano ad alcune specie di titanosauri africani, ma questa unica vertebra dice anche che Tito stava ancora crescendo e che era lungo tra i 5 e i 6 metri. La vertebra ritrovata è unica al mondo, anche per alcuni dettagli amatomici. Al Politecnico di Milano, l’ingegnere Gabriele Guidi e il suo tram hanno mappato la vertebra fossile con la fotogrammetria, trasformandola in un file 3D che le stampanti del FabLab di Massimo Temporelli e Bernardo Gamucci hanno usato per rigenerare copie identiche del l’osso cosi da ricostruirne il funzionamento. Non si esclude che Tito potesse usare la coda come puntello, per alzarsi in piedi e brucare le chiome degli alberi più alti. Sulla base di questa stessa informazione la Geo-Model di Mauro Scaggiante ha realizzato un modello a dimensione naturale di Tito: è relativamente piccolo, il suo peso stimato era di circa 600-700 kg, ma poteva raggiungere anche 20-30 metri di lunghezza. È possibile che all’interno delle rocce nella stessa località dove sono state trovate queste tre ossa siano presenti altre testimonianze e presto, promette Dal Sasso, sotto l’egida della Soprintendenza, potrebbe iniziare uno scavo di ricerca.


 Paola D'Amico e Nicola Vaglia /Nicola Vaglia - CorriereTvD'Amico e Nicola Vaglia /Nicola Vaglia - CorriereTv

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