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mercoledì 28 maggio 2014

Carabinieri "violenti" a Pantelleria: relazione consegnata solo alla seconda richiesta


Un importante elemento di novità, che di certo non depone a favore della difesa, è venuto fuori nell’ultima udienza del processo a sette carabinieri coinvolti nell’indagine sulle violenze che nel 2011 sarebbero state commesse, all’interno della caserma di Pantelleria, su persone fermate per controlli di routine. A fornirla è stato il maresciallo Antonio Lubrano, capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, che ha condotto l’indagine. ‘’Una relazione di servizio del carabiniere
Stefano Ferrante – ha detto Lubrano - relativa alla notte del 10 luglio 2011 non fu subito esibita alla Procura, ma solo dopo una seconda richiesta formulata a seguito di quanto intuito da una conversazione telefonica intercettata tra il maresciallo Liccardi e il capitano Solito’’. Imputati nel processo sono il maresciallo Claudio Milito, accusato di aver avuto ‘’mano pesante’’ assieme a Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. Di omessa denuncia, invece, devono rispondere il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, e il maresciallo Giuseppe Liccardi, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione dell’isola. ‘’Nella conversazione tra Solito e Liccardi – ha spiegato Lubrano, rispondendo alle domande del pm Antonella Trainito – si paventava il racconto di quanto accaduto quella notte’’. La notte (10 luglio 2011) è quella in cui sarebbe stato picchiato il 42enne cuoco marsalese Vito Sammartano, dalla cui denuncia scaturì il procedimento. L’investigatore ha, poi, parlato di una relazione del maresciallo Liccardi su Milito nella quale si potevano intravedere ‘’estremi di reato’’, nonché di una ‘’nota di biasimo’’, sempre a firma di Liccardi, per lo stesso sottufficiale, al quale si rimproverava un comportamento poco consono alla divisa indossata (avrebbe proferito offese e insulti). ‘’Individuammo altre vittime – ha continuato Lubrano – ma avevano paura a parlare’’. L’avvocato difensore Stefano Pellegrino ha poi chiesto se si era indagato sul fatto che alcune delle persone che hanno denunciato di aver subito violenze dai carabinieri avevano, in precedenza, subito procedimenti penali. Come a dire che potrebbero aver affermato quelle cose perché avevano motivo per vendicarsi. Questo, però, non sarà facile dimostrarlo. Per Milito, Salerno, Bellanova, De Santis e Ferrante, a conclusione dell’indagine, fu disposto il divieto di dimora a Pantelleria. Nel corso dell’inchiesta, poi, sono emersi anche altri episodi dello stesso genere, tanto che la Procura marsalese ha individuato una decina di ‘’parti lese’’. Due le parti civili, rappresentate dall’avvocato Gaetano Di Bartolo. Le accuse a vario titolo contestate vanno dalle lesioni al sequestro di persona, dal falso in verbalizzazioni all’omissione di atti d’ufficio e di denuncia e favoreggiamento. 


Autista furgone condannato, anche in appello, per omicidio colposo

MARSALA – E’ stata confermata dalla Corte d’appello di Palermo la condanna a sei mesi di carcere (senza condizionale) inflitta, lo scorso anno, dal giudice monocratico di Marsala Roberto Riggio a Salvatore Zingale, che il 31 dicembre 2007 era alla guida di un furgone che in via Dante Alighieri si scontrò contro uno scooter sul quale viaggiavano i fratelli Giovanni e Giuseppe Lombardo, di 16 e 12 anni. Il primo morì quattro mesi dopo in conseguenza di complicazioni. Ferito alla testa, in ospedale contrasse un virus che ne provocò la morte. Per Zingale la Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gup Annalisa Amato, su istanza della parte civile, ha formulato l’imputazione coatta con l’accusa di omicidio colposo. A rappresentare la parte civile sono stati gli avvocati Carlo Ferracane e Valentina Rodriquez.


Marsala.tp24

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