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mercoledì 11 maggio 2016

La svolta della Chiesa sull’abusivismo Il senso di giustizia parte da Licata

L’intervento del cardinale Francesco Montenegro, non nuovo a interventi sulla legalità, marca una svolta netta e definitiva col passato

 L’arcivescovo di Agrigento sta dalla parte del sindaco Angelo Cambiano, vittima d’un attentato per aver deciso di abbattere finalmente le case abusive: «Si continui con determinazione il cammino intrapreso per ripristinare a Licata il senso della giustizia». E allora, si chiederà qualcuno, dov’è la notizia?

L’intervento del cardinale Francesco Montenegro, non nuovo a interventi sulla legalità, marca invece una svolta netta e definitiva col passato. Per troppo tempo, infatti, una parte importante della Chiesa meridionale e siciliana, ha avuto sull’abusivismo edilizio posizioni ambigue se non conniventi. Basti ricordare come un prete agrigentino, don Vito Guaragna, spiegò al nostro Felice Cavallaro che lui pure se ne infischiava delle leggi: «Abbiamo 250 ragazzi da strappare alla strada... Così ho ampliato la sacrestia, e m’è arrivata una denuncia». E poi? «L’ho allungata un po’...» E poi? «Ho costruito l’oratorio». E poi? «Il primo campetto di calcio». E poi? «Il secondo». E le denunce? «Se i miei parrocchiani finiranno in cella, ci andrò pure io…». Per non dire del predecessore di Montenegro, il vescovo Carmelo Ferrara che, in occasione di un altro tentativo dello Stato di demolire almeno le più immonde delle 607 costruzioni illegali tirate su nei confini del parco archeologico, si schierò nel 2001 contro le «ruspe immorali» strillando di «una campagna di mistificazione contro la città» e invitando alla rivolta «contro lo Stato-padrone».
Per questo, insieme con l’arrivo a Licata di Angelino Alfano e di quei quaranta sindaci (tra cui va segnalato Pasquale Amato di Palma di Montechiaro, con tutto ciò che quel nome evoca) decisi a dare la loro solidarietà al collega minacciato che in questi mesi ha detto d’essersi «sentito solo», va plaudita la nitidezza inequivocabile della posizione del vescovo. La legge è legge. A Cesare quel che è di Cesare.
Fonte: corriere della sera

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