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mercoledì 1 gennaio 2014

Filardo e i soldi: “Nascondiamoli sotto terra”. Le tensioni con i Messina Denaro

Non solo cambiare nome alla ditta (da Filardo Giovanni srl a BF Costruzioni srl), mettere moglie e figlie a capo dell’azienda. Giovanni Filardo, arrestato nell’operazione Eden, quando era in carcere, nel 2010,  ha escogitato altri mezzi, per evitare che le forze dell’ordine sequestrassero la sua azienda, che era quella con la quale, abbiamo visto negli articoli precedenti, campava anche la famiglia dei Messina Denaro.
Filardo aveva anche paura che gli bloccassero i soldi in banca. E così durante i colloqui in carcere ha invitato la figlia a fare dei piccoli prelievi, per non dare nell’occhio, in modo da tenere in banca lo stretto necessario.
Il 25 Marzo 2010, Franca Barresi e Floriana Filardo, moglie e figlia di Giovanni, raccontano al
loro congiunto durante il colloquio in carcere di aver effettuato prelievi periodici di somme di denaro dai loro conti bancari:  “Li abbiamo tolti … però tutti insieme no … no, tutti no … a poco a poco”.  E ora tutti questi soldi dove vanno? Per le donne c’è un rifugio sicuro: la cassaforte di famiglia, a muro, in casa.  Ma Filardo dice no: “Dove?? Nooo … che metti in cassaforte … ma che state scherzando… ?”.  Il 1° Aprile tornano sul tema. Ci vuole cautela per chiudere i conti, racconta Floriana al padre: “Per chiudere i conti dobbiamo aspettare, a poco a poco … dobbiamo aspettare a poco a poco, farli a poco a poco, perché se no poi al direttore e poi telefonano e vogliono sapere… . facemmo il conto… cinque mesi ci vogliono… va beh?”. E dove si mettono i soldi? La famiglia decide che vanno interrati, come nei film dei pirati. La moglie chiede al marito: “Giovanni, li posso mettere là? Li posso mettere là? quelli … … sottoterra…?”. Certo. E il 13 Maggio, nel nuovo colloquio, si parla di come seppellire questa piccola fortuna, in quale contenitore. Vanno dentro a dei barattoli, e Giovanni Filardo dice:  “Mettete bene i tappi che altrimenti (…) quelli delle olive salate sono buoni … capito? …”.
Di quanti soldi stanno parlando? A poco a poco, dalla filiale di Castelvetrano della Banca Popolare di Lodi, le sorelle Filardo hanno recuperato, con prelievi inferiori ai 5000 euro (è il limite della segnalazione di “operazione sospetta”) circa 30.000 euro. Nei barattoli ci vanno quelli.
I soldi vanno interrati in un terreno di proprietà di Lorenzo Cimarosa, l’amministratore di fatto della società. l’uomo fidato. Come fare a riconoscere il posto? Spiega Filardo alla moglie: “Poi lui ci mette una bella pietra di sopra….diciamo una cosa artistica…..che viene bene fatto così…..l’importante è che non ci piove dentro”.
Ma la paura maggiore è che lo Stato arrivi a mettere le mani sulla ditta. Si tratta di una formidabile macchina da soldi, infilata com’è nel settore degli appalti pubblici e nei “lavori grossi” anche in ambiti territoriali diversi da quello di pertinenza della famiglia mafiosa di Castelvetrano.
I guadagni servono alla famiglia Filardo, ai Messina Denaro, e – secondo i giudici – alla latitanza dello stesso Matteo, che è in tutti gli effetti il socio occulto dell’azienda. Non è Giovanni Filardo il solo proprietario. Lo sa bene Rosa Santangelo, sorella della madre di Matteo Messina Denaro e madre dello stesso Giovanni, che parlando di Giovanni Filardo e della sua ditta dice: ‘Ha compagni … esce lui ma le cose sono di quelli”.
Rosa Santangelo sa ad esempio che due mezzi della ditta sono di proprietà effettiva di due sorelle di Matteo, Patrizia e Rosalia. Si tratta di due camion. E quando Giovanni pone il veto al suo utilizzo, Rosa Santangelo  parla con la figlia Giovanna: “Tuo fratello Vanni … non può decidere se i camion ci devono andare o meno … perché i camion non sono suoi!  uno è di Rosetta e uno di Patrizia”). E le spiega: “Questa cosa è aumma aumma, ….  Chiddu non esce … però è di quelli … tuo fratello non può decidere se i mezzi non sono solo suoi … che ha cumpagni! Come fa a decidere? Perché carte non ne hanno … perché quelli non hanno carte … esce lui ma le cose sono di quelli!”. “Chiddu” secondo gli inquirenti è Matteo Messina Denaro, non “esce” come socio, ma i mezzi della ditta sono anche suoi.
Tante cose sa Rosa Santangelo. E biasima il comportamento di nuora e nipoti che si erano consapevolmente appropriate di proventi societari loro non spettanti. Parla ancora con la figlia Giovanna e dice: “Loro, lo sanno cosa devono tornare indietro e fanno finta di niente lo hai capito?” ed ha, con analoga chiarezza, rivelato che gli utili delle attività d’impresa la cui gestione era in fatto affidata a Lorenzo Cimarosa e Antonino Lo Sciuto (“tanto Enzo e tanto Ninuzzo gli portano il pane dentro“) erano da ritenersi destinati a tutta la famiglia mafiosa di Castelvetrano – (“Vannella … vedi, che tutti quelli che girano, girano per tutti“) e prioritariamente vincolati alla onerosa conduzione della latitanza di Messina Denaro Matteo (“chiddru avi a camminnare! … Vannè, … chiddru vola!! E senza soldi un po vulare!! Lo hai capito?”). Non solo, per Rosa Santangelo l’atteggiamento delle nipoti Filardo e della nuora potrebbe mettere in pericolo Giovanni Filardo. “Loro vogliono fare mettere in pericolo tuo fratello?” dice la signora Rosa alla figlia. E’ a rischio l’incolumità di Giovanni Filardo, se moglie e figlie, una volta subentrate a lui nella titolarità dell’azienda non dividono i proventi con i parenti, i Messina Denaro. Ancora una volta, pertanto, le ragioni della famiglia mafiosa  - la sua sopravvivenza economica, che dipende in buona parte dall’azienda di costruzioni di Filardo – hanno la meglio e prevalgono sui rapporti di sangue, sui legami affettivi, come è nella tradizione della Cosa nostra del Belice, e non solo. 
Rosa Barresi e le figlie devono resitutire i  proventi societari indebitamente distratti (“lo capiscono loro che queste cose devono tornare indietro?”).


Marsala.it

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