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mercoledì 30 aprile 2014

Concussione e abuso d'ufficio. Altro processo per l'ex sindaco di Campobello Caravà



Ancora un processo per Ciro Caravà. L’ex sindaco di Campobello è stato rinviato a giudizio dal gup di Marsala Francesco Parrinello assieme ad altre dodici persone. L’accusa è di abuso d’ufficio e concussione. Secondo l’accusa Caravà e altri funzionari del Comune di Campobello, nel 2008, avrebbero consentito, attraverso una concessione edilizia su un progetto che non sarebbe stato conforme allo stato dei luoghi, che Salvatore Cappellino, proprietario del terreno, potesse realizzare delle opere ricadenti in
parte su un terreno non di sua proprietà, e in particolare di Maria Laura Stella e Gaspare Passanante. I funzionari coinvolti in questa vicenda sono Francesco Giuseppe Gentile, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Campobello, il responsabile del procedimento e componente della commissione edilizia Giorgio Gurrieri, il progettista Andrea Moceri, i componenti della commissione edilizia Agostino Montalto, Pietro Antonio Greco, Stefano Tramonte e Gioacchino Drago. Caravà, inoltre, assieme ad altri funzionari, avrebbe provocato “un ingiusto danno” Stella e Passanante per la mancata realizzazione di opere edilizia. L’ex sindaco, infatti, secondo l’accusa avrebbe chiesto a Graziano di non rilasciare la concessione edilizia per il completamento di alcune opere, il tecnico avrebbe sottoscritto l’ordinanza di sospensione dei lavori. Da qui l’”ingiusto danno”. A Caravà viene contestato anche un tentativo di concussione perché, secondo l’accusa, nel 2009 avrebbe chiesto a Stella e Passanente di ritirare la querela sporta nei suoi confronti, in cambio avrebbe fatto rilasciare la concessione edilizia chiesta. Il processo comincerà al tribunale di Marsala il prossimo 28 maggio, alla sbarra 13 persone. Parti civili si sono costituiti Stella e Passanante.
Questo processo, per Caravà, segue quello per concussione in cui è imputato assieme agli gli ex consiglieri comunali di maggioranza Antonio Di Natale e Giuseppe Napoli. La concussione sarebbe avvenuta a danno dell’imprenditore edile mazarese Vito Quinci. Di Natale e Napoli sono stati rrestati nel 2010 dalla Guardia di finanza con l’accusa di aver preteso dal Quinci una ‘’mazzetta’’ da 21 mila euro per votare favorevolmente la delibera relativa alla concessione edilizia chiesta dalla società ‘’Il Faro srl’’ per la realizzazione di un albergo con 220 camere da costruire, su un’area di circa 80 mila metri quadrati, nella frazione balneare di Tre Fontane. Quinci accusò, poi, anche Caravà di avergli chiesto, nel 2005, quando era consigliere, una o più mazzette, per circa 30 mila euro, per votare la delibera relativa al progetto. ‘’Da Caravà ho ricevuto richieste esplicite – ha dichiarato, in Tribunale, Vito Quinci - Sulla prima ho sorvolato, ma dopo ci sono state tutta una serie di vessazioni. Sono convinto – ha proseguito – che diversi consiglieri si comportavano in tal modo. In un Comune normale, una lottizzazione viene approvata in 6 mesi. A Campobello erano necessari due o tre anni. Quando il prg fu approvato da un funzionario della Regione, la nostra lottizzazione per la realizzazione di 40 villette vicino al mare, che nell’ottobre 2003 aveva avuto parere favorevole dalla commissione edilizia, non era stata inserita nel piano’’. A difendere gli imputati sono gli avvocati Giovanni Lentini, Giuseppe Pantaleo, Lillo Fiorello, Paolo Paladino e Antonella Moceri. Quinci, per il quale la Corte d’appello di Palermo ha revocato il fallimento di due sue società (Opus e Mokarta costruzioni), raccontò la sua tormentata storia in una lettera inviata nel 2010 al prefetto di Trapani. ‘’Tutto – scrisse - parte nel 2000 con la presentazione di due progetti, uno con la società il Faro e l’altro con la Tre Fontane Family’’. Caravà a febbraio è tornato libero, dopo l’assoluzione in primo grado nel processo scaturito dall’operazione antimafia Campus Belli, del dicembre 2011, in cui venne arrestato l’ex sindaco di Campobello.

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