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venerdì 8 marzo 2013


 La protesta è la forma più espressiva della democrazia. Se l’amministrazione della cosa pubblica e della giustizia spetta al governo e al parlamento, il controllo sul loro operato spetta al popolo attraverso lo sciopero, la protesta democratica di piazza e l’esercizio mirato del voto.

Per una serie di manovre sbagliate da parte del governo e per lo sperpero del denaro pubblico,  l’Italia si trova economicamente, oltre che eticamente, in brutte acque. Oggi, nonostante il salasso operato dal governo Monti agli italiani, il debito pubblico continua a salire, così avviene con lo Spled, mentre il Pil scende, la popolazione è ridotta alla miseria.

La stampa quotidiana ci segnala la corruzione di molti politici, i privilegi parlamentari e lo spreco del pubblico denaro. Alle votazioni del 24 febbraio 2013 ha prevalso il voto di protesta contro questo sistema. Si è calcolato che i giovani dai 18 ai 25 anni abbiano votato, per dissenso, il partito Cinque Stelle di Peppe Grillo. Un voto di speranza che dovrebbe fermare la crisi economica e debellare la partitocrazia e la politica corrotta che ha governato l’Italia.

Ne è convinto anche il presidente del parlamento europeo, il social-democratico tedesco Schulz: - “Il risultato elettorale italiano è un chiaro messaggio di protesta contro la politica europea e l'austerità imposta prima di tutto dai governi nazionali. Prendiamo atto che c'è stato un massiccio voto di protesta contro la politica di consolidamento fiscale, per questo bisogna lavorare per coniugare il rigore fiscale con la crescita e la lotta alla disoccupazione, in particolare tra i giovani”.

Questa protesta democratica giovanile mi fa ricordare, per similitudine, quella avvenuta negli anni ’60 ’70, rimasta famosa nella storia come la protesta del ‘68.  

Quelli furono anni di profondi cambiamenti. Il più importante fu il boom economico, frutto dell'espansione edilizia e della diffusione della vendita rateale, che incrementò il commercio di beni di consumo. Per la prima volta nel governo entra il Partito Socialista, il Pil cresce.

Se il ‘68 non ha conquistato il potere politico ha però gettato le basi per una vera e propria rivoluzione culturale; fu un movimento che ha prodotto cambiamenti radicali nel costume, musica, cinema abbigliamento, nei rapporti sociali e in quelli tra padri e figli, per non parlare del linguaggio, dei diritti del bambino e del giovane; nella conquista dello Statuto dei lavoratori, sul divorzio e sull'aborto. Inoltre, ha prodotto, come effetto indotto, la nuova legislazione sulla scuola e l'università. In quegli anni “I Giganti” cantavano “mettete dei fiori sui vostri cannoni”.
 
La rivoluzione culturale ha avuto un seguito per gli avvenimenti internazionali: disgregazione dell'URSS, la strage di Piazza Tien An Men e la crisi delle ideologie, con il crollo del muro di Berlino. Oggi si spera che questo nuovo volto della politica italiana riesca a sanare l’economia dissestata e, principalmente, a moralizzare il parlamento e la politica corrotta.

VITO MARINO

 

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