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sabato 23 marzo 2013

I RACCONTI DI VITO MARINO


 LU CARVUNARU E LU CARVUNI

Prima dell’avvento del gas nelle nostre cucine, in tutte le abitazioni esisteva “lu cufularu” o “fucularu” e la “furnacella a carvuni” sistemati in luoghi o posizioni diverse.

Potevano anche essere incorporati nella stessa “gghiuttena”, dove il
focolaio era chiamato “cucina a vapuri”,  un sistema più moderno, perché permetteva di  utilizzare al meglio il calore della legna bruciata.

Il carbone necessario per cucinare con la “furnacella” era prodotta dal “carvunaru”. Carbonaio era colui che produceva il carbone ma, impropriamente era chiamato anche chi lo vendeva all’ingrosso o di casa in casa “abbanniannu” per strada.

Il carbone vegetale o carbone di legna, che c’è da quando esiste il fuoco, è un combustibile prodotto dal processo di combustione lenta e controllata della legna. Il processo di carbonizzazione poteva durare fino a 5 o 6 giorni. Nelle carbonaie si accatastano in genere dai 30 ai 40 quintali di legna da cui si ricavano dai 6 agli 8 quintali di carbone.

La produzione del carbone vegetale è stata una attività economica importante per parecchie realtà locali d'Italia nei secoli passati fino agli anni '50 e '60 del secolo scorso.

In famiglia il carbone si otteneva facendo spegnere la brace ottenuta della legna bruciata nel forno o nel focolaio in recipienti pieni d’acqua e quindi fatta asciugare scegliendo i pezzi più grossi., mentre quelli più piccoli, la carbonella, si utilizzava nello scaldino “scrafamanu” (scaldamano) o nel braciere.  

Ho visto un contadino che si produceva il carbone per suo uso familiare mettendo la legna ben sistemata a forma conica, quindi la copriva con uno strato di terra argillosa battuta, con dei buchi per il fumo nella parte superiore, mentre dal basso attraverso un piccolo spazio libero accendeva il fuoco.

Il carbone, dopo la legna d’ulivo, era il combustibile più usato per cucinare.

La famiglia Saporito, molto nota a Castelvetrano per le loro immense ricchezze, oltre a possedere terreni per frumento, coltivazioni arboree, vigneti e pascoli, avevano dei boschi alla “carvunera” nella zona di Palermo, per la produzione di carbone.

VITO MARINO  

 

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