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giovedì 21 marzo 2013

Truffa alla Legge 488. Oggi si decide sul rinvio a giudizio per 12 imprenditori di Castelvetrano

Si deciderà oggi sulla richiesta di rinvio a giudizio formalizata dal pm Nicola Scalabrini al Tribunale di Marsala per dodici persone rimaste coinvolte in un'indagine della Guardia di finanza di Castelvetrano con l'accusa di truffa ai danni dello Stato commessa attraverso i meccanismi della legge 488 del 1992.
Il processo è stato chiesto per alcuni imprenditori, che hanno chiesto e ottenuto i contributi pubblici per la realizzazione di un albergo a Selinunte Belice Mare (da anni già in funzione), e commercianti e artigiani fornitori di beni e prestazioni d'opera che avrebbero emesso quelle «false fatture» necessarie per incassare gli «indebiti» finanziamenti. Contestati, a vario titolo, anche i reati di false dichiarazioni ed evasione fiscale.
Nell'indagine sono coinvolti i castelvetranesi Giovanni Cascio, di 66 anni, Girolamo Grande, di 59, Eugenio Brillo, di 62, Mario Aldo Brillo, di 58, Giacomo Fundarò, di 68, e Calogero Maggio, di 44, i marsalesi Antonino Titone, di 55, Salvatore Ciaramidaro, di 59, e Girolamo Bartolomeo Castiglione, di 51, i mazaresi Nicola Pizzo, di 59, e Settimo Fabio Giacalone, di 26, e il campobellese Giuseppe La Chiana, di 47.
Di spicco le figure di Cascio e Grande. Quest'ultimo è un ex muratore che in pochi anni è diventato un importante costruttore, con interessi anche a Marsala, dove ha realizzato un grosso immobile nei pressi del porto.
Artefici della truffa, secondo l'accusa, sarebbero Cascio, amministratore della Seven Turist, Grande, amministratore della Grande Immobiliare (con Eugenio Brillo) e della Costruzioni immobiliari, Amedeo Brillo, direttore dei lavori della Seven Turist, e Fundarò, amministratore della A.S. Costruzioni. La struttura alberghiera è composta da tre corpi di fabbrica (per 88 camere, su due piani e cantinato). False fatture e false dichiarazioni, secondo gli investigatori, indussero il ministero delle Attività produttive ad autorizzare, nel maggio 2005, l'erogazione di un finanziamento di 934.704 euro (a carico del bilancio nazionale) e 400.586 euro (bilancio regionale) e poi, nel novembre 2006, di 1.335.292 euro.
Per gli avvocati difensori, però, non sono state commesse irregolarità. Per questo hanno chiesto il proscioglimento di tutti gli imputati.
BANCAROTTA HOTEL DELLE PALME. Oggi è prevista un'altra udienza e probabilmente la sentenza del processo per bancarotta fraudolenta che vede alla sbarra Giancarlo Fabbri, Antonio Onorati e Maria Caterina Scaduto. Nell'ultima udienza c'è stato un colpo di scena, le, nel processo. Due testimoni, infatti, non hanno riconosciuto, in aula, l'imputato Onorati. «Non è lui - hanno dichiarato Ignazia Hopps e Claudia Lo Iacono - l'uomo che si presentò come Antonio Onorati». Alla Hopps il presidente Natoli ha ricordato che era sotto giuramento e che se non avesse detto la verità sarebbe andata incontro a conseguenze di natura penale. La Lo Iacono, invece, non ha mostrato alcuna incertezza.
«Questa persona - ha detto - ha più o meno la stessa corporatura di quella che si è presentata come Antonio Onorati, ma non è la stessa persona. Quella aveva i capelli bianchi». L'imputato ha i capelli neri. Non si sa chi era l'uomo che nelle trattative per la cessione di due alberghi degli Hopps si presentò assieme al romano Erasmo Cipriani, già condannato con rito abbreviato a 3 anni e 4 mesi di carcere. L'accusa di bancarotta è scattata dopo il «colpo basso» inferto dal gruppo romano a Fabio Hopps, che, in difficoltà economiche a seguito di guai con la giustizia, decise di vendere due alberghi in cambio dell'azzeramento, ad opera del compratore, dei debiti (circa 5 milioni di euro). La promessa, però, non fu mantenuta dai compratori. Con conseguente dichiarazione di fallimento.
 
Marsala.it

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