Il ponte sullo stretto non si
farà più. Ancora una volta la
Sicilia è considerata una regione di serie B. La Sicilia ha sempre sofferto
per il suo isolamento. Facile preda per millenni di tutti gli stati più potenti
del Mediterraneo, oggi, a causa della struttura geografica resta lontana
dall’Europa più progredita, mentre la vicinanza con l’Africa non ha dato i
frutti sperati, perché si tratta di Paesi
che ancora stentano a crescere.
Per tali cause la Sicilia resta penalizzata
rimanendo il fanalino di coda dell’Italia e il terzo mondo, rispetto al Mercato
Comune.
Oggi, le grandi distanze, vengono
annullate dai mezzi di trasporto superveloci. Tutte le nazioni più progredite
fanno a gara per la costruzione di treni TAV, d’aeroporti più grandi e di navi
ed aerei più comodi e più veloci.
Senza dimenticare il tunnel già
funzionante sotto la Manica ,
molti stati come il Giappone, l’Olanda, la Danimarca e la Svezia costruiscono tunnel sottomarini e ponti da
fantascienza, spesso progettati da ingegneri e architetti italiani e costruiti
da imprese italiane.
I disagi
della Sicilia isola si ripercuotono in tutti i campi economici, dovendo
sopportare dei costi di trasporto e di tempi di percorrenza molto elevati.
Le
autostrade, anche se predilette dai governanti degli ultimi decenni e
potenziate a discapito del trasporto su rotaie e marittimo, ormai sono arrivate
al collasso. A causa degli inquinamenti ambientali nella sola Italia muoiono
7000 persone all’anno, mentre a causa degli incidenti stradali ne muoiono altri
6000. Si tratta di dati allarmanti che stanno ad indicare che non è più
possibile insistere sul gommato.
Per una sana
amministrazione dei trasporti la ferrovia, se adeguatamente ristrutturata, può
fornirci trasporti merci con costi tonnellata/km. più bassi del 50%i rispetto al
gommato, ad una velocità accettabile e ad inquinamento zero.
Per noi
Siciliani il trasporto aereo resta l’unico mezzo veloce che ci avvicina
all’Europa, ma non è sufficiente ad assorbire tutte le richieste viaggiatori, gli
scioperi continui, i rischi di attentati o di guasti in volo lo rendono
pericoloso; mentre non trovano posto le merci voluminose o pesanti o di poco
valore.
Oggi, volendo
rilanciare i trasporti in Sicilia, si deve automaticamente parlare anche del
ponte sullo stretto: sarebbe assurdo costruire una linea TAV Palermo - Messina
e poi perdere due ore per la traversata con il traghetto; occorre una
continuità fra le autostrade e le ferrovie siciliane con quelle italiane ed europee.
E’ da tener presente che le convenzioni internazionali considerano le ferrovie
isolane delle linee a carattere ed interesse prettamente locale e non sono
prese in considerazione per un eventuale potenziamento. Occorre che la Sicilia , isola per
antonomasia, diventi terraferma, una continuazione fisica, economica e politica
dell’Europa; non una palla al piede dell’Italia, ma una terra ricca di risorse
umane ed economiche, un punto di passaggio fra l’Europa e l’Africa.
Il governo Monti ha messo da
parte il ponte perché la sua costruzione verrebbe a costare molto; si tratta di
una grossa menzogna, poiché la ferrovia TAV Val di Susa, riconosciuta inutile
statisticamente e tanto contestata da tutti i piemontesi, verrà a costare molto
di più del ponte.
Così, dopo
tanti progetti faraonici, la costruzione del ponte non vede soluzioni; purtroppo,
anche i siciliani non hanno fatto sentire la loro voce in merito. L’atavica
rassegnazione del “calati iuncu chi passa la china”, ancora una volta ha portato
gli isolani al silenzio.
Il sonno dei
Siciliani, citato dal Gattopardo, tanto parlato e contestato, continua a
guidare le menti retrogradi di un popolo abbandonato a se stesso ed isolato per
millenni in seno al Mediterraneo.
Fino a quando il ponte di Messina non diventerà
una realtà, la Sicilia
può solo sognarsi una ripresa economica, che non è condizionata soltanto dalla
mafia, dalla politica corrotta e dal mal governo, ma da un isolamento
geografico, storico e principalmente culturale.
VITO MARINO.
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