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domenica 12 maggio 2013

I RACCONTI DI VITO MARINO - "U CRAPARU"


- CRAPARU = Capraio. Allevava una diecina di capre, portandole al pascolo ogni giorno. Dalle prime piogge all’inizio d’estate, di mattina presto, il capraio con le sue capre passava per le strade del paese e distribuiva ai clienti il latte che teoricamente mungeva di presenza. Spesso, furbescamente, quando il cliente si affacciava alla porta già lui aveva incominciato a mungere nella misura, dove prima aveva versato un poco d’acqua calda.    

- PICURARU = Portava le pecore al pascolo, ma di mattina molto presto faceva “la tumma” (il formaggio fresco), la ricotta e la "zzabbina" fumante e tanto gustosa, che la gente andava a comprare con la "camella" (recipiente d’alluminio con il coperchio) per fare colazione. Inoltre, dalle pecore otteneva lana, carne d’agnello e di pecora. Gli allevamenti di pecore erano numerosissimi, perché i terreni non bonificati erano molti; inoltre ancora si praticava la cultura a grano che richiedeva, con la rotazione agraria un anno di riposo ogni tre anni, con pascoli abbondanti. Purtroppo, il pastore, per il suo mestiere, che ancora esiste in maniera più ridotta, procurava danni ai contadini, facendo pascolare il suo gregge  “a pascolo abusivo” anche nei terreni coltivati.

VITO MARINO

 

1 commento:

  1. Ricordi indelebili a Carmela per andare a ricotta cu sieri per fare colazione e poi andare a scuola a piedi

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