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mercoledì 6 febbraio 2013

Provenzano - Cadute sospette indagini allargate


Il giudice ha chiesto al Dap, oltre al video dell'intervento degli agenti penitenziari del 9 maggio, quando il boss fu trovato in cella con un sacchetto in testa, tutti i rapporti carcerari sulle sue condizioni di salute e i referti medici delle cadute: l'ultima è costata al detenuto un ematoma cerebrale. In più il gup vuole sapere se nelle celle degli istituti di pena di Terni e Novara, in cui il capomafia era detenuto prima di essere portato a Parma, c'erano impianti di videosorveglianza.
Il trasferimento del boss Bernardo Provenzano al carcere di Parma e gli incidenti avuti dal capomafia durante la detenzione sono al centro degli accertamenti disposti dal gup Piergiorgio Morosini, che celebra l'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, in cui boss corleonese è imputato. Il giudice ha chiesto al Dap, oltre al video dell'intervento degli agenti penitenziari del 9 maggio, quando il boss fu trovato in cella con un sacchetto in testa, tutti i rapporti carcerari sulle sue condizioni di salute e i referti medici delle cadute: l'ultima è costata al detenuto un ematoma cerebrale. In più il gup vuole sapere se nelle celle degli istituti di pena di Terni e Novara, in cui il capomafia era detenuto prima di essere portato a Parma, c'erano impianti di videosorveglianza. Dai primi accertamenti, infatti, è emerso che nel carcere di Parma non ci sono telecamere nelle celle ma solo nei corridoio. Dopo l'episodio del sacchetto, inizialmente ritenuto un tentativo di suicidio, il Dap ha chiesto che venisse montata un'apparecchiatura di videosorveglianza. Prassi, peraltro, applicata ad altri capimafia come Totò Riina.
Del trasferimento a Parma di Provenzano si sono occupati anche i pm di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Nel 2006, dopo la sua cattura si diffusero in ambienti carcerari voci su presunte dichiarazioni del figlio del boss Riina che, sapendo dell'arrivo di Provenzano nel suo stesso istituto di pena di Terni, si sarebbe lamentato dandogli dello "sbirro" e alludendo così al suo ruolo nella cattura del padre. Voci false che, secondo una pista investigativa, erano finalizzate a far trasferire il boss in un altro istituto per far sì, tra l'altro, che questi potesse avere contatti col capomafia Piddu Madonia. Il tentativo fallì ma anche la stampa diffuse la notizia degli insulti di Riina. Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo e teste della trattativa, rivelò di aver dato la notizia ai giornali dopo averla appresa da un uomo dei Servizi. Segno di un reale tentativo di manovrare la destinazione carceraria del padrino. All'udienza di oggi, infine, il gup ha acquisito l'ultimo bollettino medico sullo stato del padrino di Corleone. I medici notano lenti miglioramenti, il boss risponderebbe agli stimoli, ma sembra ancora esclusa la possibilità di sottoporlo ai test psichiatrici decisivi per capire se è o meno in grado di partecipare coscientemente all'udienza. Un dubbio fondamentale dalla cui soluzione dipende l'eventuale sospensione del procedimento penale. L'udienza è stata rinviata al 20 febbraio per un aggiornamento sulle condizioni del capomafia.(ANSA)

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