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lunedì 2 novembre 2015

Il viaggio di Redattore Sociale nella tendopoli dei migranti a Campobello di Mazara

Sentono freddo, non tutti dormono su un materasso e fanno le docce con acqua fredda. Sono i 700 migranti, impegnati nella raccolta stagionale delle olive, che vivono dentro il campo “Ciao Ousman”, una tendopoli poco fuori al comune di Campobello di
Mazara in provincia di Trapani. Il campo prende il nome del ragazzo senegalese di 26 anni morto nel 2013 per le gravi ustioni riportate in seguito all’esplosione di un fornetto in un’altra area abbandonata e pericolosa, dove prima era sorta la tendopoli. Dal 2014, grazie al forte impegno dell’ex collettivo “LibertArea” e attraverso l’interessamento di prefettura e comune, allora commissariato, gli immigrati hanno avuto la possibilità di montare le loro tende in uno spazio aperto presso l’oleificio “Fontane d’oro” confiscato alla mafia: un luogo dove sono stati allestiti bagni, docce, un punto cottura per i cibi ed una postazione mobile della Croce Rossa Italiana. Un campo che l’anno scorso era gestito in buona parte dai volontari dell’ex collettivo LibertArea, Libera di Castelvetrano, Libero Futuro e Croce Rossa di Trapani. Quest’anno viene gestito, in forza di un patto d’intesa, da comune, Croce Rossa di Mazara, Libera, associazione Yalla, Cif e Caritas locale. Ma a gestirlo di tutto punto sono in buona parte i sei volontari dell’ex collettivo LibertArea insieme ad un operatore-volontario di Addiopizzo.

“Mancano coperte e giubbotti – dice la volontaria dell’ex collettivo LibertArea, Patrizia Moceri – e non ci sono materassi a sufficienza per tutti. Inoltre, lavandosi ancora con l’acqua fredda, sono esposti a raffreddamenti. Non solo per questo ma anche per altri malesseri che tra 700 persone possono svilupparsi, chiediamo agli operatori sanitari (medico e infermiere) della Croce Rossa di Mazara di essere presenti ogni giorno. In casi di necessità, non essendo competenti, siamo stati noi a portarli direttamente al pronto soccorso”. “Finora è tutto avvenuto sulle nostre forze. Non mancano i benefattori privati ma vorremmo anche che si facessero vive per darci una mano anche altre associazioni che negli ultimi tempi non si sono viste”. Cif e Caritas di Campobello, per esempio, pur figurando nel patto, secondo i volontari non si sono mai viste neanche per un sostegno a distanza.
I ragazzi africani sono per il 70% del Senegal a cui si aggiungono il 20% di sudanesi e il 10% di magrebini. Si tratta di immigrati quasi tutti in regola con il permesso di soggiorno che vivono con case in affitto in città del nord Italia. Inoltre, adesso, la loro manodopera lavorativa dalle aziende del trapanese, che hanno preso negli anni alcune pesanti multe, risulta tutta regolarizzata attraverso voucher o contratti stagionali. Il loro lavoro prevede un guadagno che va da 3 a 4 euro a cassetta con un massimo di 15 cassette al giorno. Una cifra che è molto bassa rispetto, per esempio alla Francia dove invece le raccolte agricole vengono pagate 10 euro all’ora.

Il campo attuale è una grande distesa di circa 400 tende piccole molto leggere che gli immigrati con ausilio di pietre, pedane e parecchi strati di teloni cercano di proteggere e rendere più forti al sopraggiungere delle intemperie. All’interno sembra di essere in un piccolo villaggio africano dove le etnie più presenti hanno realizzato in tende più grandi cinque ‘ristorantini': tre sudanesi, uno tunisino e un’altro senegalese.

Fonte: TP24.it

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