LU TAMMURINARU ABBANNIATURI
“Lu
tammurinaru” (suonatore di tamburo), oltre a suonare il tamburo nella banda
musicale, nella trascorsa civiltà contadina raggruppava la figura del banditore
e della prima forma di pubblicità.
Quando
ero ragazzo, ricordo che era molto conosciuto in paese un certo “Don Mariddu lu
tammurinaru” (Mario Pompei). In seguito c’è stato Cecè, quindi un certo
Pellicane.
Nel
paese, allora privo d’inquinamento acustico, “la tammurinata” (il rullio del
tamburo) si diffondeva molto lontano e attirava dietro di sé, tutti i ragazzi
del quartiere, festanti per il divertimento gratuito presentatosi; quando
costui arrivava ad un quadrivio smetteva all’improvviso di colpire il tamburo
con i mazzuoli, quindi, con aria professionale, dopo avere avvicinato la mano
destra sull’orecchio, con la testa piegata, per creare come una cassa armonica,
incominciava la sua “abbanniata”. Generalmente iniziava con: “Sintiti, sintiti,
sintiti”. Spesso si trattava di notizie di pubblico interesse, come le ordinanze
del Sindaco, lo smarrimento d’animali o persone, ma poteva annunciare sconti di
un tal negozio o altro d’interesse privato a carattere pubblicitario. La gente,
che frattanto si era avvicinata per curiosità, ascoltava in silenzio a bocca
aperta. Don Mariddu finiva il suo annuncio con un caratteristico sonoro colpo
di mazzuolo sul tamburo seguito da un “bum” vocale da parte di tutti i ragazzi.
Così lo schiamazzo ricominciava e continuava fino al prossimo quadrivio. “Catammaru
catammaru, catammaru catammaru...” così la gente traduceva, con la voce, il
ritmo musicale del tamburo. Visto che siamo in argomento di suonatore di
tamburo, voglio aggiungere che una volta questo personaggio era molto richiesto
nelle numerose feste religiose. In ogni festa, infatti, non mancava, oltre alla
banda musicale, la “tammurinata”. “Lu tammurinaru”, col suo tamburo messo a
tracolla, precedeva tutto il corteo dando annuncio alla cittadinanza con le sue
percussioni, allegre o cupe secondo le circostanze, dell’arrivo del santo e di
tutto il seguito. Un proverbio dice in merito: “Nun c’è festa senza parrinu e
mancu senza tammurinu”.
VITO MARINO
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