La brillante idea di Vittorio Sgarbi e soci, che ha
contribuito a far parlare di Salemi un po’ in tutto il mondo, comincia a
scricchiolare, sotto i colpi delle critiche, delle lungaggini burocratiche e
degli ostacoli di ogni genere che ne hanno reso il cammino piuttosto
accidentato.
Con troppa enfasi si è parlato di tempi brevi, di fattibilità
garantita, di investitori mecenati disposti al restauro ed alla ricostruzione,
ma già dai
primi giorni non è stato chiaro quali delle case abbandonate dopo il
terremoto potessero rientrare nel progetto, a quali vincoli queste erano
soggette, chi erano i reali proprietari, e quale sistema era meglio adottare
per determinarne il numero ed i tipi di intervento.
Visto il fioccare delle richieste, si è dovuto procedere a
un veloce regolamento, tanto veloce che sono stati necessari molti mesi e varie
stesure per poterlo approvare, magari con l’aiuto di tecnici provinciali.
Ma non è ancora disponibile
una precisa mappa degli immobili che potranno essere posti in vendita ad un
euro, case ancora intestate ai vecchi proprietari, tante altre acquisite dal
Comune, altre ancora demolite, mentre ulteriori difficoltà sorgono
all’orizzonte, come il pericolo di crolli e l’incolumità pubblica.
«Allarme crolli, occorre demolire!» sentenziano i vigili del
fuoco di Trapani.
«Sequestro preventivo d’urgenza!» dispone la Procura di
Marsala. Ma Sgarbi non ci sta!
Demolire per sicurezza o la certezza di ricostruire? Questo
il motivo del contendere, e in attesa di perizie di parte ed iter burocratici,
speriamo che prima o poi non ci scappi il morto
Giovanni Loiacono
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