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domenica 19 gennaio 2014

"Mi dava noia" e uccide con l'ascia il compagno di stanza

E' accaduto in una casa famiglia in provincia di Pistoia. Gianluca Lotti, nel 1998 aveva ucciso con un bastone e una trivella la fidanzata ventenne. Avrebbe dovuto scontare 24 anni di carcere, gli fu riconosciuta la seminfermità mentale. La vittima colpita da 15 fendenti

"Mi dava noia, non spegneva mai la luce, non faceva le pulizie" così ha detto Gianluca Lotti, 38 anni, ai poliziotti dopo aver assassinato a colpi di ascia il suo compagno di stanza. Lotti aveva già ucciso a bastonate nel 1998 la fidanzata, una ragazza di vent'anni che festeggiava il compleanno con un gruppo di amici in pizzeria. Era stato condannato e poi i magistrati gli avevano riconosciuto l'infermità mentale.
Dopo 6 anni trascorsi nel carcere di Prato e 8 nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, nello scorso ottobre Lotti aveva ottenuto la libertà vigilata dal tribunale di sorveglianza che lo aveva assegnato alla struttura di recupero "Un popolo in
cammino" di Massa e Cozzile. Si tratta, come hanno spiegato gli inquirenti, di una  "struttura adibita a chi ha disturbi di lieve entità". Ma lì è tornato ad uccidere.

Ha aspettato che il compagno di camera andasse a letto dopo aver visto la televisione. Aveva già in testa cosa fare, infatti nel pomeriggio di ieri era andato nel capanno degli attrezzi (aveva libero accesso perché il recupero prevedeva lavori di giardinaggio) e ha preso un'ascia con una lama di 20 centimetri. Ha aspettato che il compagno si addormentasse, intorno alle 20 tutti gli ospiti della struttura vanno a dormire (sono 4 persone in due stanze). Lotti aspetta un paio d'ore prima di agire. Poi entra in camera e cin un colpo d'ascia colpisce Massimo Tarabori, 54 anni alla trachea. Il ferito fa in tempo appena a lanciare un rantolo e gli arriva un secondo colpo. Poi Lotti indossa dei guanti di lattice e con questi impugna di nuovo l'ascia e fa partire ben quindici fendenti. Una furia disumana.


Lascia il compagno di stanza morto, in un lago di sangue. Schizzi ovunque: sulle pareti, sui letti, sui vestiti. A questo punto l'uomo va nella stanza vicino dove nessuno si è accorto di nulla, sveglia uno degli altri ospiti della struttura e gli dice: "Vieni a vedere cosa ho fatto". Quello si alza e va nella stanza accanto vede il cadavere sfigurato, le dita mozzate a terra e gli dice: "L'hai ammazzato". E lui: "Sì, sì l'ho fatto". Poi chiede di aspettare a chiamare la polizia: "Ci penso io, prima però mi lavo, mi faccio la barba e mi vesto". L'omicidio secondo una prima ricostruzione fatta dalla polizia di Pistoia è avvenuto intorno alle 22,40 la chiamata al 113 è delle 23,30 da parte dello stesso killer. 
Il pm che si occupa del caso è Luigi Boccia che ha già disposto l'autopsia. Lotti è invece in arresto per omicidio premeditato e aggravato. Fin dal suo arrivo nella casa famiglia nel pistoiese tra Lotti e Tarabori erano sorti dissapori, poi sempre più frequenti. I motivi, ha raccontato l'omicida al pm di turno Luigi Boccia, erano sempre futili: l'accensione o lo spegnimento della luce, la regolazione del riscaldamento, la pulizia della cucina, il riordino della stanza. Fino al raptus della scorsa notte.

Quindici anni fa, nel 1998, Lotti aveva ucciso la fidanzata a Pistoia. Si chiamava Silvia Gianni, aveva 20 anni, venne colpita con un bastone e finita con una trivella: "Non so cosa mi è capitato, l'ho lasciata perterra e sono andato via" raccontò ai carabinieri che l'avevano rintracciato. La ragazza era uscita dalla casa in cui viveva con i genitori dicendo che andava con gli amici a festeggiare il suo compleanno in pizzeria. Non tornò più, venne trovata sul selciato a lato di una strada da un uomo che portava a spasso il cane Era sfigurata dalle bastonate. In primo grado a Lotti fu riconosciuta la seminfermità mentale e venne condannato a 24 anni di carcere.


Repubblica
 

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