E' morto senza nemmeno riuscire a vedere in faccia i suoi assassini. Ucciso alle spalle, con una raffica di pallottole, durante un normale servizio di controllo. Così se n'è andato Silvio Mirarchi, 53 enne, che di professione faceva il carabiniere. Maresciallo, di Catanzaro, talmente fedele all'Arma che perfino su
Facebook aveva scelto come profilo l'effige dei carabinieri. E' stato ammazzato a Marsala da una banda di malviventi, forse legati al traffico di droga, che hanno sparato ripetutamente alle sue spalle: a nulla è valso l'aiuto del collega che ha trascinato Mirarchi sull'auto fino a portarlo in ospedale dove è stato operato a un rene.
L'episodio è avvenuto intorno alle 22.30: i due militari stavano svolgendo un controllo tra le contrade di Ciavolo e Ventrischi. A causa di qualcosa di sospetto entrambi sarebbero scesi dall'auto quando all'improvviso è partito la raffica di colpi di grosso calibro. Mirarchi è stato colpito all'altezza del rene. Lì vicino, a pochi metri dalla zona dell'agguato, è stata scoperta una serra utilizzata per la coltivazione di marijuana: c'erano 6mila piante.
Per ora gli aggressori restano sconosciuti. Mirarchi, trasferito all'ospedale di Palermo in elicottero per un ultimo disperato tentativo di intervento durato 8 ore è morto nel pomeriggio di oggi. Aveva un buco nell'aorta e ha perso troppo sangue. Alla sua famiglia è subito giunto il cordoglio dell'Arma, del Presidente della Repubblica Mattarella e del premier Matteo Renzi.
L'area in cui i due carabinieri stavano indagando era considerata "calda". Una settimana fa era stato trovato il cadavere di un romeno, forse un regolamento di conti.
Nella zona dove è stato ucciso il maresciallo il 25 maggio scorso venne trovato il corpo senza vita di un romeno. Nella stessa zona c'era stato anche uno scontro a colpi di arma da fuoco con il ferimento di una persona.
huffingtonpost.it
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