LI ZIMMILARA
La
“curina o giummara” (palma nana) ha la forma e la bellezza di una normale
pianta di palma ma, pur trovando un ambiente ideale, rimane sempre di piccole
dimensioni.
In
Sicilia trova il suo habitat nei terreni rocciosi incolti; oggi rischia
l'estinzione a causa dei continui incendi e delle bonifiche agrarie. Pertanto, è
stata dichiarata pianta protetta.
Fino
a mezzo secolo fa esistevano ancora interi feudi dove essa cresceva
spontanea. Nel mese d’agosto i proprietari li davano in affitto, per la raccolta delle foglie, ai “zimmilara”; in cambio costoro dovevano pagare "il carnaggio", cioè un compenso in natura con prodotti da loro stessi confezionati.
spontanea. Nel mese d’agosto i proprietari li davano in affitto, per la raccolta delle foglie, ai “zimmilara”; in cambio costoro dovevano pagare "il carnaggio", cioè un compenso in natura con prodotti da loro stessi confezionati.
Per
fare abbondante provvista di questa materia prima, “li zimmilara” si
trasferivano con la loro famiglia in detti feudi per circa un mese, abitando
nelle logge, capanne di fortuna fatte di canne e frasche.
Generalmente
si raccoglieva la parte esterna della pianta; quella interna, di colore più
chiaro, serviva solo eccezionalmente per determinati lavori.
La
“curina”, durante la civiltà contadina, era una pianta della massima importanza;
da essa si ricavavano:
-scope
normali e cardate, che servivano per scopare il pavimento, ma anche (per la sua
resistenza al calore) per togliere cenere e rimasugli di carbone acceso
dal forno appena "camiatu"
(riscaldato).
-"lu
scuparinu" (la piccola scopa cardata) era adoperato come un grosso
pennello per imbiancare i muri con latte di calce.
Inoltre,
con le foglie “zinnittati” (tagliate a strisce) e intrecciate, si otteneva:
-
“La curdicedda o corda a trizza" (a
treccia) molto resistente.
-
“La piragna" (zerbino ovale).
- “Lu
muscaloru" (da musca = mosca), un ventaglio rustico, rotondo con il
manico, che serviva per allontanare le mosche, allora numerose, e per ravvivare
la fiamma sul fuoco.
- “Lu
zimmili" (bisaccia a forma rettangolare, da sistemare a coppia sui fianchi
dell'animale da soma, serviva per trasportare oggetti e prodotti agricoli
vari). C'era anche "lu zimmileddu" da sistemare sotto il carro.
-
“Coffa, cuffinu e cuffitedda” di varia forma e grossezza per contenere oggetti
e alimenti vari come “la coffa pi li ficu sicchi” (vedi argomento: chiappi di
ficu), “la coffa pi la pruvenna” (per far mangiare la biada all'animale da soma nei momenti di pausa), “la coffa pi lu
trappitu” (per pressare la pasta dell'oliva triturata e le vinacce dell'uva),
la “coffa tumminara”, detta così perché conteneva circa un “tumminu” (Kg.14) di
frumento, serviva per la semina (vedi argomento “lu furmentu”) .
-
“La sporta” = Borsa per la spesa
-
“Lu rituni" per il trasporto della paglia (vedi l'argomento specifico).
In
ogni cortile si vedevano spesso “rocchi” (gruppi) di persone sedute a cerchio,
che preparavano questi oggetti.
-Con
le foglie cardate si otteneva anche “lu crinu” (il crine), un materiale soffice
e resistente, che serviva per riempire materassi e per le imbottiture di
divani, sedie e finimenti per cavalli.
Con
il subentrare della civiltà industriale e l’uso della plastica, anche questi
prodotti sono scomparsi; tuttavia ai giorni nostri alcuni di questi articoli si
trovano ancora sulle bancarelle delle fiere locali e di certi negozi, ma sono
comprati non più come elementi indispensabili per la casa, ma come souvenir e curiosità
del passato.
VITO
MARINO
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