Nuova udienza oggi a Marsala nel processo per l`affondamento della nave oceanografica «Thetis», colata a picco dopo essere stata speronata e trascinata, nelle acque al largo di Mazara, dalla portacontainer «Msc Eleni». La tragedia si consumò il 3 agosto 2007. Nell'ultima udienza per la Msc sono stati ascoltati l`ingegner Romano, di Torre del Greco, esperto in sinistri marittimi, e l`ex comandante Francesco Alati. Per la compagnia Sopromar, invece, ha deposto l`ex comandante Giovanni Finocchiaro, di Genova. I consulenti della Msc hanno cercato in tutti i modi di difendere l`operato del comandante Salvatore Esposito, 53 anni, campano, accusato di accusato di naufragio, lesioni, omicidio colposo e omissione dolosa di soccorso. Le argomentazioni di Romano e Alati, però, sono andate a cozzare con quanto emerso dalla «scatola nera» della portacontainer, che ha registrato il fragore dell`impatto e le imprecazioni a bordo della Eleni. Per i consulenti, però, a bordo si pensò che si trattava di «una porta che sbatteva». E se c`è stata qualche responsabilità, a loro parere la si dovrebbe attribuire al terzo ufficiale. Giovanni Finocchiaro, invece, sulla base della scatola nera che ha registrato le drammatiche fasi della collisione ha definito «incosciente» la condotta del comandante Esposito, che si avvicinò alla costa, cambiando la rotta prestabilita di ben 7 miglia, solo perché doveva telefonare alla moglie con il telefono cellulare (al largo non c`è copertura del segnale), entrando così a velocità sostenuta, con codizioni di scarsa visibilità (c`era nebbia) in una zona di mare ad «alta densità di traffico». C`erano, infatti, anche diverse imbarcazioni da pesca. Oltre alla Thetis, naturalmente, per la cui attività di ricerca scientifica la Capitaneria di porto di Mazara aveva disposto che nessuna unità doveva avvicinarsi nel raggio di mille metri. Finocchiaro ha, inoltre, dichiarato che i ricercatori finiti in mare hanno riferito di aver visto Petr Mikheychik ancora in vita subito dopo l`impatto e che il comandante Esposito, come si evince dalla scatola nera, pur avendo la certezza della collisione, non solo cercò di nascondere alla autorità marittima cosa era successo, ma non fermava la nave, trascinando la Thetis, incastrata a prora, e provocando così la morte del ricercatore russo. Amarezza, intanto, tra i ricercatori per quanto sostenuto da altri consulenti della difesa, secondo i quali i naufraghi non avrebbero subìto danni fisici e psicologici.
Fonte: marsala.it
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