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mercoledì 20 aprile 2016

Bologna, i pusher e la percentuale dei guadagni per l’Islam. Indagine della procura e controlli antiterrorismo

I magistrati vogliono capire se gli spacciatori siano stati costretti da qualcuno a versare quei soldi e quindi ci sia stata o meno un'estorsione. E soprattutto cercano di capire dove vadano a finire queste offerte: in beneficenza o comunque alla comunità oppure – al contrario – a
finanziare in qualche modo la causa del terrorismo
L’obolo dei piccoli spacciatori maghrebini, in giro per la città, per finanziare il terrorismo dell’Isis. È l’ipotesi investigativa che la procura della Repubblica di Bologna segue da qualche settimana. Davanti ai pm infatti, alcune settimane fa, diversi pusher hanno raccontato di versare periodicamente, a persone in qualche legate almondo religioso islamico, una parte dei ricavi delle loro attività. Fin qui nulla di così strano: è scritto infatti nella legge musulmana che fare offerte alla comunità, alla moschea o ai poveri possa essere utile, anche ai peccatori, a espiare i propri peccati (a patto di non commetterli nuovamente).
Ma, visti i tempi, il gruppo antiterrorismo guidato dal procuratore aggiunto Valter Giovannini da mesi ha alzato la guardia e le indagini su possibili attività ricollegabili al terrorismo stanno passando al setaccio ogni movimento di denaro. Anche minimo: si tratterebbe infatti in questi casi di piccole somme, dell’ordine delle decine di euro, una sorta di percentuale dei proventi dello spaccio. I magistrati vogliono capire se per caso quei pusher siano stati costretti da qualcuno a versare quei soldi, e quindi ci sia stata o meno un’estorsione. E soprattutto cercano di capire dove vadano a finire queste offerte: in beneficenza o comunque alla comunità oppure – al contrario – a finanziare in qualche modo la causa dell’Isis o del terrorismo.
Sul fronte antiterrorismo nei giorni scorsi c’è stato un altro episodio. Venerdì 15 aprile, durante un normale controllo delle volanti in zona Bolognina, un ragazzo 25enne tunisino, senza i documenti in regola per poter stare in Italia, è stato trovato con in tasca una pianta della metropolitana di Parigi con cerchiate a penna due fermate: Biblioteca Mitterand e Stazione Chatelet, sulla linea 14. Sul conto del giovane nessuna segnalazione dell’intelligence, né precedenti penali. Solo due viaggi ad aprile tra l’Italia e Parigi: “A cercare lavoro”, la sua risposta. A Parigi il 25enne si era beccato anche due multe sulla metro (ma su un’altra linea) anche per essere stato trovato senza biglietto.
Il ragazzo è stato sentito per qualche ora dai poliziotti della Digos e lo stesso Giovannini ha provato a porgli alcune domande. Il pm gli ha chiesto se fosse a conoscenza delle stragi di Parigi: ma lui ha risposto di no. L’uomo in tasca aveva un ritaglio di un giornale francese con sottolineato un arresto di un marocchino in Francia perché sospettato di terrorismo. Troppo poco comunque per fermarlo: su disposizione del questore di Bologna, è stato espulso.
La procura sul caso ha intanto aperto un’inchiesta per reati di terrorismo e disposto il sequestro dei cinque cellulari che il giovane aveva con sé: due senza scheda e tre con schede italiane. Un particolare non da poco quello dei telefonini portatili. Spesso – spiegano fonti investigative – negli smartphone di persone provenienti dal Maghreb fermate per altri reati sono state ritrovateimmagini o video di uomini armati, di decapitazioni, sgozzamenti tipiche del truce campionario dell’Isis. E in questi casi si cerca di capire se l’immagine sia stata scaricata da Internet o inviata da altri soggetti.
E sempre a proposito di cellulari, agli investigatori dell’antiterrorismo di Bologna risultano diversi soggetti, tutti maghrebini, che per andare in Spagna da Bologna sono passati da Parigi, dove avrebbero portato con loro delle borse piene di telefonini. Interrogati dai magistrati, gli uomini non hanno saputo spiegare i loro viaggi.
IL FATTO QUOTIDIANO

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