Le vittime, Giuseppe
Diana (67 anni), cuoco in pensione e Luciana Corgiolu (62), ostetrica.
L’ipotesi della rapina. La polizia sta cercando di rintracciare uno dei
figli adottivi della coppia, Igor, pizzaiolo, 28 anni
Massacrati di bastonate e finiti con un coltello. Rapina finita nel
sangue o tragedia familiare. Giuseppe Diana e Luciana Corgiolu sono
stati uccisi da almeno 48 ore, nella loro casa a Settimo San Pietro,
nell’entroterra cagliaritano. Li ha trovati di primo mattino la sorella
di Luciana, che da ieri li cercava invano al telefono. Sangue
dappertutto nella casa, forse lui - 65 anni, cuoco in pensione - ha
cercato di proteggere col corpo la moglie, 62 anni, ostetrica. Per
sopraffarlo l’assassino ha brandito un punteruolo o un coltellaccio da
cucina ha lo ha colpito ripetutamente, quando probabilmente era già a
terra.
Rapina
Giuseppe
e Luciana Diana tanti anni fa avevano adottato due ragazzi bielorussi.
Igor, il più grande ha 29 anni e fa il pizzaiolo. Viveva con i genitori
nella villetta a schiera di Settimo San Pietro. E’ scomparso anche lui e
non si trova neanche l’auto dei genitori adottivi. Lo cercano
dappertutto: posti di blocco, pattuglie e un elicottero. I vicini di
casa hanno riferito che spesso litigava con i genitori. «Soltanto
presentandosi - fanno sapere i carabinieri - potrà chiarire la sua
posizione». Ma la pista della rapina non è stata accantonata. Nella
villetta la squadra scientifica ha trovato tutto sottosopra: cassetti
aperti, indumenti sparsi per le stanze. Alessio, l’altro figlio, da
alcuni anni si è arruolato, è militare a Roma, ritornava in Sardegna
d’estate o per brevi licenze.
Picchiati
Appena
saputo del delitto si è precipitato in aeroporto e si è imbarcato sul
primo volo per Cagliari. «Gente perbene, di cuore e generosa», sui
Diana a Villa San Pietro tutti concordano. Lei impegnata nel
volontariato, lui nella protezione civile. Non avevano figli e tanti
anni fa, dopo l’esplosione nella centrale nucleare di Cernobyl, avevano
organizzato un gruppo di famiglie che d’estate hanno ospitato comitive
di ragazzi dell’Europa Orientale per periodi di vacanza al mare.
«Ragazzi con problemi di salute, famiglie in difficoltà economiche -
ricorda un vicino - Giuseppe e Luciana avevano stabilito contatti con la
Bielorussia e infine hanno individuato i due fratelli e li hanno
adottati». Igor e Alessio si erano ambientati perfettamente, hanno
appreso frequentato le scuole, parlavano perfettamente l’italiano. A
Igor il padre aveva insegnato a cucinare e lo aveva aiutato a trovare
lavoro in una pizzeria.
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