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mercoledì 11 maggio 2016

Cagliari: coniugi massacrati in casa, la polizia cerca uno dei figli

Le vittime, Giuseppe Diana (67 anni), cuoco in pensione e Luciana Corgiolu (62), ostetrica. L’ipotesi della rapina. La polizia sta cercando di rintracciare uno dei
figli adottivi della coppia, Igor, pizzaiolo, 28 anni

  Massacrati di bastonate e finiti con un coltello. Rapina finita nel sangue o tragedia familiare. Giuseppe Diana e Luciana Corgiolu sono stati uccisi da almeno 48 ore, nella loro casa a Settimo San Pietro, nell’entroterra cagliaritano. Li ha trovati di primo mattino la sorella di Luciana, che da ieri li cercava invano al telefono. Sangue dappertutto nella casa, forse lui - 65 anni, cuoco in pensione - ha cercato di proteggere col corpo la moglie, 62 anni, ostetrica. Per sopraffarlo l’assassino ha brandito un punteruolo o un coltellaccio da cucina ha lo ha colpito ripetutamente, quando probabilmente era già a terra. 

 Rapina

Giuseppe e Luciana Diana tanti anni fa avevano adottato due ragazzi bielorussi. Igor, il più grande ha 29 anni e fa il pizzaiolo. Viveva con i genitori nella villetta a schiera di Settimo San Pietro. E’ scomparso anche lui e non si trova neanche l’auto dei genitori adottivi. Lo cercano dappertutto: posti di blocco, pattuglie e un elicottero. I vicini di casa hanno riferito che spesso litigava con i genitori. «Soltanto presentandosi - fanno sapere i carabinieri - potrà chiarire la sua posizione». Ma la pista della rapina non è stata accantonata. Nella villetta la squadra scientifica ha trovato tutto sottosopra: cassetti aperti, indumenti sparsi per le stanze. Alessio, l’altro figlio, da alcuni anni si è arruolato, è militare a Roma, ritornava in Sardegna d’estate o per brevi licenze.
Picchiati
Appena saputo del delitto si è precipitato in aeroporto e si è imbarcato sul primo volo per Cagliari. «Gente perbene, di cuore e generosa», sui Diana a Villa San Pietro tutti concordano. Lei impegnata nel volontariato, lui nella protezione civile. Non avevano figli e tanti anni fa, dopo l’esplosione nella centrale nucleare di Cernobyl, avevano organizzato un gruppo di famiglie che d’estate hanno ospitato comitive di ragazzi dell’Europa Orientale per periodi di vacanza al mare. «Ragazzi con problemi di salute, famiglie in difficoltà economiche - ricorda un vicino - Giuseppe e Luciana avevano stabilito contatti con la Bielorussia e infine hanno individuato i due fratelli e li hanno adottati». Igor e Alessio si erano ambientati perfettamente, hanno appreso frequentato le scuole, parlavano perfettamente l’italiano. A Igor il padre aveva insegnato a cucinare e lo aveva aiutato a trovare lavoro in una pizzeria. 
 
 
 
 
 

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