C'è l’ombra di Cosa nostra nell’indagine della procura di Torre Annunziata sul “Progetto Grande Pompei”.
Nel mirino ci sono i lavori svolti in passato, fino a metà 2014, nel
sito archeologico. Salle carte acquisite in questi anni sugli appalti
destinati al rilancio di uno dei siti archeologici più famosi del mondo
emergono nomi sospetti in un intreccio complicato di società, consorzi,
cessioni di rami d’azienda. l lavoro degli investigatori è soprattutto
con le carte e le banche dati. Il sospetto è che a vincere le gare siano
sempre gli stessi. Ma non è il solo. Uno dei protagonisti degli
accertamenti in corso è il “Research Consorzio Stabile di Napoli”,
società consortile di imprese. Il Research partecipa a una dozzina di
gare d’appalto, molte poi eseguite da società consorziate come Samoa
Restauri srl e Kairos srl. Le stesse Samoa e Kairos, ma anche la Forte
costruzioni srl, si aggiudicano lavori di prim’ordine per Pompei. Gli
investigatori si trovano di fronte alla Mediterranea Spa, società
guidata da Giovanni Savalle, poi fallita con un buco di 42
milioni. Giovanni Savalle è un imprenditore di Castelvetrano, residente a
Mazara del Vallo, e secondo il Sole 24 Ore, che rimanda ad atti di
svariate inchieste e polizie giudiziarie – dal Ros alla Guardia di
Finanza, dalla Polizia di Stato alla Dia - è legato al suo concittadino e
boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. Restano così assodati due
fatti: Savalle e la sua Mediterraneo nel 2014 stanno nel consorzio
Research (oggi non più) che lavora a Pompei; a riprova dei legami c’è
proprio la perizia svolta dall’imprenditore di Castelvetrano per la
fondatrice del Research. Altra società legata all’imprenditore di
Castelvetrano, la Atlas cementi srl è anch’essa riconducibile a Messina
Denaro è stata confiscata dall’autorità giudiziaria di Agrigento nel
2012.
Il 12 aprile scorso il generale di
divisione dell’Arma Luigi Curatoli, direttore generale del Gpp (Grande
progetto Pompei), scrive all’Anticorruzione, alla prefettura di Napoli,
al prefetto Gabriella Tramonti (coordinatore del gruppo per la legalità e
la sicurezza del Gpp) e, per conoscenza, al Garante della concorrenza.
La nota del generale dell’Arma, cristallizza la scena, tutta da
approfondire, delle società affidatarie degli appalti. La Forte
Costruzione srl si aggiudica il restauro della Casa del marinaio, la
messa in sicurezza del Regio VII, il consolidamento della Casa dalle
pareti rosse, gli ultimi due lavori conclusi. Poi c’è la Samoa restauri
srl, che partecipa al Regio VII e alla Casa della fontana piccola
(conclusa). E la Kairos srl che sta eseguendo la recinzione perimetrale
degli scavi. La lettera di Curatoli fa notare anche che il
consorzio Research partecipa a 12 gare d’appalto vinte, poi, anche dalle
singole ditte facenti parti del consorzio. L’ipotesi mafiosa legata
agli appalti di Pompei resta legata agli sviluppi degli accertamenti in
corso. Oltre alle conclusioni svolte due anni fa dal generale Nistri -
che ricorda, tra l’altro, la nota della prefettura di Trapani dove si
evidenziavano i collegamenti tra Mediterranea e «un noto personaggio
mafioso», cioè Messina Denaro, ci sono gli atti di due settimane fa
della prefettura di Napoli. Il 27 aprile gli uffici guidati dal prefetto
Gerarda Pantalone trasmettono la nota del generale Curatoli alla
divisione anticrimine dalla questura, al nucleo informativo del comando
provinciale dell’Arma, al Gico (gruppo d’investigazione sulla
criminalità organizzata) della Gdf e alla Dia.
FONTE: TP24.IT
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti pubblicati non riflettono le opinioni di questo blog, ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento che se ne assume le relative responsabilita'. Non saranno pubblicati i commenti che contengono elementi calunniosi o lesivi della dignita' personale o professionale delle persone cui fanno riferimento.