Roma
- Totò Riina ha ancora una "elevatissima pericolosità sociale" e
mantiene ancora la "capacità" di "mantenere i contatti con la cosca
mafiosa di appartenenza". Lo sottolinea la Cassazione nelle
motivazioni, depositate oggi, della sentenza 19811 che ha
confermato
il carcere duro per l'ex capo di Cosa Nostra. Così la Suprema Corte ha
respinto il reclamo di Riina contro l'ordinanza del tribunale di
sorveglianza di Roma, che il 18 aprile 2014 aveva convalidato il decreto
del carcere duro emesso dal Guardasigilli il 26 novembre 2013. Il
decreto prorogava l'applicazione del 41 bis.
Per i supremi giudici la ratifica del decreto "dà conto,
esponendo una copiosa serie di precisi riferimenti ai dati desumibili da
tutti gli atti disponibili, della specifica valutazione circa
la elevatissima pericolosità sociale del Riina e, con un ragionamento
adeguato, perviene, in considerazione della mancanza di elementi
significativi atti a denotare il venir meno della capacità del detenuto
di mantenere i contatti con la cosca mafiosa di appartenenza,
alla conclusione del carattere attuale di tale capacità e quindi della
permanenza dei presupposti per l'applicazione" del "carcere duro". Così
il ricorso di Riina è stato dichiarato "inammissibile"con condanna a
pagare mille euro alla Cassa delle Ammende.
LA SICILIA
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