ROMA - Il pattugliatore Libra della Marina militare ha un carico prezioso che il comandante, il tenente di vascello Catia Pellegrino, custodisce con cura. Sono 235 migranti, tra cui molte donne e bambini, ripescati in mare durante tre distinte operazioni di soccorso. A cominciare dal naufragio di ieri. "Fanno pena e tenerezza", dice l'ufficiale. "Noi italiani facciamo fatica a immaginare il livello di disperazione che si deve avere dentro per
mettersi in mare in queste condizioni, rischiando la vita, anche quella dei loro figli, alla ricerca di qualcosa che nel proprio Paese è impossibile trovare: forse un po' di benessere, forse solo un po' di pace".
mettersi in mare in queste condizioni, rischiando la vita, anche quella dei loro figli, alla ricerca di qualcosa che nel proprio Paese è impossibile trovare: forse un po' di benessere, forse solo un po' di pace".
Catia Pellegrino ha 37 anni, è originaria della provincia di Lecce (nata a Copertino, ma i suoi vivono a Neviano) ed è la prima donna nella storia delle forze armate italiane a comandare una nave militare. Lo scorso giugno, ricevuta la notizia dell'incarico, aveva fatto salti di gioia ("non me lo aspettavo. Non così presto"), ma non c'è stato quasi tempo di festeggiare, perché di lì a poco sarebbe salpata dal porto di Augusta per la prima missione operativa. L'attività di "vigilanza pesca e controllo dei flussi migratori" nel Canale di Sicilia è un dei compiti istituzionali della Marina militare e navi come il pattugliatore Libra servono (anche) a questo. Ma "controllo dei flussi", come hanno drammaticamente dimostrato le tragedie di questi giorni, significa sempre più spesso soccorsi di migranti su carrette alla deriva. Catia Pellegrino era preparata: "salvaguardare la vita umana in mare è la priorità: è la prima cosa che ci insegnano".
lasiciliaweb.it
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