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giovedì 24 ottobre 2013

Vito Marino ci racconta: "LI VIDDANI"

Durante la civiltà contadina i lavori dei campi venivano eseguiti tutti a forza di braccia e con l’ausilio degli animali da soma. Generalmente nei piccoli appezzamenti di terreno un solo contadino sapeva eseguire tutti i lavori inerenti alla coltivazione, raccolta e conservazione dei prodotti, ma nei feudi, con grandi estensioni di terreni, occorreva moltissimo
personale con una certa perizia per ogni lavoro.  
Così c’era: "lu nnistaturi o nzitaturi" per gli innesti, "lu putaturi" per la potatura della vigna, "lu rimunnaturi" per la potatura degli alberi. Infine c'era "lu camperi": guardiano di campi (controllava che tutta la produzione andasse a buon fine), nello stesso tempo, trattandosi di personale scelto, spesso associato alla mafia, rappresentava anche la guardia del corpo del proprietario, quando questi si spostava nei campi; “lu suvrastanti” era la persona di fiducia del grosso proprietario terriero e ne custodiva gli interessi e disciplinava la coltivazione. "Lu curatulu" (curatore), appartiene alla classe contadina; a lui competeva la sorveglianza dei salariati e dei “jurnatera”.

"L'annaloru" stava tutto l'anno al servizio del proprietario terriero eseguendo tutti i lavori inerenti al terreno, "lu mmitateri" (mezzadro, che lavorava il campo "a la parti" cioè dividendo a metà spese e ricavi con il proprietario della terra), "lu iurnateri" era colui che lavorava saltuariamente dietro un compenso giornaliero, “lu burgisi” era il contadino che lavorava le proprie terre. "L’adduvatu o alluveri" dal francese “à louer” (che si può locare), era chi riceveva un compenso fisso mensile, come avviene negli affitti di un locale, per le sue prestazioni. “Lu gabillotu” lavorava i terreni altrui pagando un affitto (la gabella). “Lu zzappaturi” sapeva solo zappare; non avendo altra capacità, lavorava di più e guadagnava di meno.

VITO MARINO


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