PREFAZIONE
DELL'AUTORE
Quando
una persona arriva ad una certa età ed ha risolto, essendo già in pensione, il
problema sempre assillante del lavoro, il futuro incomincia a destare poco
interesse, anzi direi una certa preoccupazione e si cerca di non pensarci.
Intanto
il cerchio si stringe sempre di più e le persone care a poco a poco se ne vanno
lasciando attorno soltanto il vuoto ed un mondo d’amati ricordi. Come un emigrante che sogna sempre la sua
terra lontana, la mente, con crescente nostalgia ritorna
al passato,
all'infanzia così lontana, ma così viva e colorita dei sogni e delle speranze
di allora: l'anima si riempie di struggente malinconia.
Si
vorrebbe fermare il tempo, ritornare giovani e riprovare le gioie ed i dolori
già vissuti, ma i sogni svaniscono presto e rimane la triste realtà. L'uomo
però non si arrende mai e allora cerca altre vie per tornare al passato,
raccogliendo foto, filmini, quaderni di scuola, cartoline, scrivendo
rimembranze o poesie autobiografiche.
Qualcuno
può interpretare queste riflessioni come nostalgie di persone anziane e niente
di più; su questo non sono per niente d’accordo, non si può assolutamente creare
il futuro dimenticando il passato. Il passato crea le solide fondamenta su cui
costruire un avvenire migliore; è un mare d’esperienze, pagate anche a caro
prezzo, da trasmettere ai più giovani per non commettere errori.
Durante
le mie ricerche ho consultato internet e, in biblioteca, pubblicazioni d’autorevoli
scrittori-ricercatori come il Pitré, Vigo, Favara, Salomone Marino, Cesare Abba
e i Castelvetranesi G.B.Ferrigno, il Canonico Vivona e G.B.Noto, soltanto per
documentarmi e citare certi avvenimenti storici e di cronache antecedenti alla
mia nascita, poiché gli usi e costumi da loro citati, durante la mia infanzia
erano già scomparsi o modificati.
Con
un bagaglio carico di ricordi e d’appunti vari, presi giorno dopo giorno nel
corso di diversi anni, su episodi visti o vissuti in prima persona durante la
giovinezza o sentiti raccontare da persone anziane, voglio anch'io ritornare al
mio passato, e nello stesso tempo scrivere un pezzettino di storia della nostra
cara Sicilia, per far conoscere ai giovani, e ricordare a chi ha una certa età,
le tradizioni popolari della nostra terra, oggi in disuso. Non ritengo
assolutamente giusto portare con me nel nulla eterno le mie esperienze e
conoscenze vissute in seno della scomparsa civiltà contadina.
Si
è sempre sostenuto che la civiltà dell'uomo è iniziata con l'invenzione della
ruota e che si è sviluppata con l'uso della scrittura. Con la scrittura, l'uomo
ha avuto la possibilità di comunicare con popoli lontani nello spazio e nel
tempo, lasciando messaggi ai posteri e leggendo quelli degli antenati. A mio
giudizio, lasciare i propri pensieri e ricordi per iscritto ai posteri, rappresenta
anche una battaglia vinta contro il nulla eterno.
Sono
contento di essere nato a cavallo fra la vecchia civiltà contadina, scomparsa
intorno agli anni ’50, e la moderna civiltà tecnologica del benessere e del
consumismo; posso così ricordare la prima e fare il confronto con la seconda.
In
questi argomenti non intendo fare una critica storica alla scomparsa civiltà, lascio
questi compiti a chi ha fatto studi più particolareggiati; posso soltanto dire
che si trattava di un mondo del tutto diverso, certamente povero e faticoso ma
ricchissimo di valori umani, dove l’ambiente naturale era ancora rispettato e
la famiglia patriarcale aveva il posto fondamentale nella società. In quella famiglia,
sempre con numerosa prole e spesso conviventi tutti in un'unica stanza, c'era
sempre posto anche per i vecchi genitori (lu tata o lu patri, e la matri,
oppure: lu papà e la mamà) e per i nonni (lu tata 'ranni e la matri 'ranni o
mamma 'ranni, oppure semplicemente lu nannu e la nanna), e finanche per i
bisnonni (nanni vavi o sbinnonni). Questi anziani, per la loro esperienza di
vita e per la loro tarda età, meritavano e ricevevano rispetto ed ubbidienza da
tutta la famiglia. Essi avevano un compito importante nell'educazione dei
bambini: se pensiamo che la maggior parte della popolazione siciliana era
analfabeta, spettava ai nonni con la loro pazienza ed esperienza, attraverso
racconti di fatti da loro stessi vissuti o visti o sentiti, insegnare il saper
vivere e a sopravvivere onestamente e dignitosamente anche alla povertà ed alle
avversità della vita.
Durante
l'inverno, seduti attorno al braciere con la carbonella accesa, i nipotini a
bocca aperta, ascoltavano "li cuntura" (i racconti) della nonna,
ricchi di morale e sani insegnamenti, dove il bene sconfiggeva sempre il male.
Quanta semplicità in quel mondo scomparso, divorato dal tempo malvagio!
Purtroppo, in questo periodo storico, la
donna doveva ubbidire ai voleri dei genitori o del marito e rispettare nella
società diverse limitazioni. Si trattava di una società maschilista accettata
tuttavia in maniera normalissima; nessuno si accorgeva di questo stato di cose,
poiché non c'era un secondo termine di paragone con cui fare dei confronti. Anch'io
mi sono reso conto di ciò solo molto più tardi, quando le usanze sono cambiate.
Nei
miei ricordi d’infanzia (siamo nell'immediato dopo guerra) è sempre presente il
bassissimo tenore di vita fra la maggioranza della popolazione. A questo stato
di cose ci eravamo abituati; i mezzi di comunicazione di massa erano molto
scarsi e non conoscevamo il benessere già raggiunto da altri popoli. Solo
dall’America arrivavano notizie da parte dei numerosi siciliani lì emigrati; le
lettere e i numerosi pacchi dono che arrivavano ci inducevano a fantasticare e
a sognare: l’America era per noi un
mondo di fiaba, qualcosa che andava oltre la realtà della vita.
Con
il nascere della nuova civiltà del benessere cambiano i costumi, il modo di
vivere, di pensare, di occupare il tempo libero, di lavorare, di giocare, di
comunicare in seno alla famiglia e nella società; purtroppo incomincia a disgregarsi
il matrimonio, i legami familiari sono meno stretti, sorgono gli inquinamenti,
i disastri ecologici, l'AIDS, i figli che uccidono i genitori per denaro,
madri, che buttano nel cassonetto della spazzatura le loro creature appena
nate, suicidi di ragazzi, la mucca pazza....
Gli
argomenti da me trattati sono molto vari, ma tutti riguardano la passata civiltà
contadina con particolare riferimento alla classe più umile della popolazione.
Per
avere un’immagine più chiara su certi argomenti, basta visitare un museo della
civiltà contadina. Mi rammarico moltissimo con il mio paese, che, essendo stato
prettamente agricolo ed artigiano, non è riuscito a crearne uno racimolando
anche parte del moltissimo materiale tuttora esistente e che va alla malora,
accantonato nei magazzini dei privati cittadini.
Una
volta, usi, costumi, vocaboli e flessioni dialettali, cambiavano da un paese ad
un altro e addirittura da un quartiere ad un altro dello stesso paese. Ristagnavano
e non si allargavano a causa della difficoltà della gente a spostarsi per carenze
nei trasporti e per motivi economici e culturali. Pertanto posso prestare dichiarazioni
in modo particolare sul mio paese, dove sono nato ed ho trascorso la maggior
parte della mia vita.
Considero
gli argomenti da me trattati delle realtà storiche, perché trattasi di vicende
da me vissute in prima persona o perché mi sono pervenute da fonti attendibili
di diversa provenienza.
Ho
voluto titolare gli argomenti in dialetto, per rendere meglio evidente il loro
contenuto e l’antica origine siciliana.
VITO MARINO
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti pubblicati non riflettono le opinioni di questo blog, ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento che se ne assume le relative responsabilita'. Non saranno pubblicati i commenti che contengono elementi calunniosi o lesivi della dignita' personale o professionale delle persone cui fanno riferimento.