LU
MULINARU
Era
il mugnaio che, col suo mulino chiamato “la mola”, riduceva il grano in farina.
Benito
Mussolini, volendo attuare una politica autarchica, con la sua famosa
“battaglia del grano” aveva incentivato
al massimo la produzione di questo cereale.
Come
conseguenza di tale politica economica fino agli anni ’50 circa a Castelvetrano
esistevano ancora moltissimi mulini e pastifici, mentre i panifici erano pochi
perché per cultura
la panificazione si faceva in casa, con il forno a legna.
Dentro
la cerchia urbana esistevano diversi mulini mossi da animali da soma in un
primo tempo e dalla corrente elettrica in un secondo tempo; io ricordo, quello
di Carta (a cilindri) nella zona della Misericordia, quello di Inzerillo nella
zona di "sutta l'ortu" (Via Rossini), quello di Caleca, posto in Via
F: Filzi ; un altro (a palmento) posto in Via IV Aprile di un certo Luciano
Misttretta, il mulino di Ciaccio in fondo alla Via R. Pilo. Una volta la Via
Nicolò Garzilli era chiamata "la strata di la mola" (sicuramente
c'era un altro mulino).
Il
territorio di Castelvetrano è attraversato da tre fiumi: Il Belìce, il più
importante, il Modione (una volta chiamato Selino), e il Delia, che sbocca nel
territorio di Mazara.
Il
Modione alimentava i seguenti 14 mulini: "Staglio, Terzi, Guirbi, San
Giovanni, Messer Andrea (Messenneria), Di Mezzo, San Nicolò, Mulino Nuovo,
Paratore, Mangogna, Errante, La Rocca, Garofalo, Garibaldi, più Molinello,
Molinazzo in territorio di Partanna.
Sul
fiume Belìce c’erano: Mulino Vecchio Soprano e Mulino Vecchio Sottano; mentre
in territorio di Partanna: d’Avanti, di Mezzo, Perollo, Mulinello e Firriato,
un “paraturi” (gualchiera) e una cartiera (San Cristoforo).
Con
tale tipo di mulino, l’acqua scorrendo faceva girare la macina di pietra
lentamente, senza fare riscaldare la farina, dando un prodotto più genuino e gustoso.
Volendo
dare una precisazione tecnica, il mulino a palmento è più antico e meno
tecnologico di quello a cilindri; infatti, la farina esce assieme alla crusca.
Il
numero esagerato di mulini e pastifici per un territorio relativamente piccolo
come Castelvetrano stava ad indicare la gran produzione di grano in tutta la campagna
circostante, ma anche il gran consumo che si faceva nell’alimentazione di
questa materia prima.
Infatti,
nella scomparsa civiltà contadina e fino agli anni ’50 circa, solo il pane e la
pasta erano considerati indispensabili per l’alimentazione umana; la carne, la
frutta e i dolci erano considerati alimenti voluttuari da consumarsi nelle
feste ed in qualche ricorrenza particolare.
Mentre
oggi i Paesi più ricchi sono i produttori di petrolio; nel passato erano quelli
produttori di grano che assumevano questo primato. La Sicilia, considerata il
granaio d’Italia dai romani era sempre contesa dai popoli più potenti del
Mediterraneo. La Castelvetrano del 1500, per l’aumento del prezzo del grano era
diventata una città molto ricca; la costruzione della prestigiosa chiesa di San
Domenico e lo sviluppo urbanistico di quegli anni ne è un esempio.
VITO
MARINO
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