Puntuale come una cambiale, eccola arrivare la frana di Monte delle Rose con le prime acque autunnali. Un fenomeno non eccezionale, sia chiaro. Si ripete, con più o meno violenza, tutti gli anni. Tanto da essere assurto a paradigma di puntualità per il suo prevedibile verificarsi. Gli smottamenti di enormi massi o di masse argillose si sono verificati periodicamente sia sul versante est sia in quello d’ovest della collina. Del resto in tutte le mappe ufficiali statali e regionali la zona viene delimitata da una linea rossa e segnata con la sigla “R4”, ad indicarne l’alto rischio franoso e il divieto di insediamenti edilizi di qualsiasi tipologia. Storicamente, infine, è noto
che, in una notte del 1740, vennero inghiottiti da una gigantesca frana ben due conventi, quello dei Padri di Terz'ordine Francescano e quello dei Cappuccini, costruiti entrambi sulla collina alla fine del 1500. Questo tremendo e terrificante evento non è servito però ad impedire che alle sue pendici sorgessero insediamenti abitativi o esercizi commerciali. Il buon senso, e non solo, avrebbe dovuto vietarlo. Spesso la cupidigia offusca la memoria degli uomini. Quest’anno poi, come nell’autunno del 2008, la frana si è presentata per ben due volte nell’arco di un paio di settimane. Il violento nubifragio, abbattutosi nel pomeriggio della prima domenica di ottobre, ha dato un segnale fin troppo chiaro. Inutile piangere sul latte versato. Ora bisogna intervenire con la massima celerità. Il finanziamento c’è stato, la gara d’appalto è stata espletata, i tecnici progettisti (la geologa Caterina Caradonna e gli ingegneri Carmelo Carruba e Salvatore Marchese (gli incarichi risalgono all’epoca della sindacatura Mastrantoni) riteniamo siano stati pagati ( con uno di questi, l’ingegnere Carruba, il Comune ha pure sottoscritto una transazione, in seguito ad una controversia legale). Oggi, non rimane che dare il via ai lavori. Passare all’esecuzione delle opere di risanamento, è l’imperativo che s’impone, se non si vuole arrivare ad eventi più drammatici. Il progetto prevede, in burocratese, lavori di “ mitigazione del rischio idrogeologico di Monte delle Rose”. Si tratta, cioè, di interventi per migliorare l’assetto idrogeologico e la messa in sicurezza delle aree interessate dai fenomeni del dissesto. L’importo, finanziato nell’agosto dello scorso anno dalla Regione, ammontante a 1.650.000 euro, si è ridotto oggi a 820.00, a causa del ribasso d’asta del 26,96% operato dalla ditta aggiudicatrice: l’impresa L&C, Lavori e Costruzioni srl di Alcamo. Tenendo conto dei tempi biblici con cui di solito vanno avanti le cose nel nostro bel paese, ci auguriamo che questa volta le procedure seguano un iter più accelerato. Ulteriori ritardi apparirebbero davvero incomprensibili oltre che colpevoli. C’è da sottolineare inoltre che le frane di questi giorni che hanno provocato, come abbiamo riferito in un nostro precedente servizio, un fiume di fango e detriti diffusosi in gran parte del centro abitato e in un tratto della statale che porta a Marsala, causando la chiusura al traffico di diverse strade cittadine, tra cui le vie Marsala e Lo Presti, ha anche messo clamorosamente in evidenza l’assenza di un vero piano comunale di Protezione Civile. Danni e allagamenti si sono avuti al Mercato coperto, in contrada Pioppo, Via Alighieri, via San Leonardo, Catusano Fontanelle e Via Scimemi, nelle contrade Filci Sinagia e Cuba Gli interventi per rimuovere i detriti e ripristinare la normale viabilità si sono avuti grazie alla buona volontà e dall’estemporaneità dei singoli piuttosto che da un piano preordinato, limitati peraltro alla centralissima via Marsala. Dalle parti, ad esempio, delle Case Popolari di contrada Cuba, si sono visti arrivare, oltre al cronista che vi riferisce, solo il comandante della Polizia Urbana, che si è limitato a prendere atto dell’evento. E altro non poteva fare, del resto. Anche su questo versante, Salemi è un comune che si distingue in negativo dagli altri. E’ uno dei pochi della Provincia di Trapani e l’unico nella Valle del Belìce, a non essersi dotato di un Piano di Protezione Civile. Esiste solo una bozza. Evidentemente i sindaci e i consiglieri delle maggioranze bulgare che si sono succeduti in tutti questi anni avevano altri problemi più importanti a cui pensare. Ma l’argomento non è cosa da poco, ove si consideri che Salemi, oltre ad avere ben tre zone ad alto rischio di dissesto idrogeologico, sorge in una zona ad altissimo rischio sismico. E’ inammissibile infatti, che dopo molti giorni dalla prima frana, nuovi cumuli di fango fresco siano stati aggiunti a quelli già essiccati di quindici giorni fa. E’ intollerabile che il tratto della Via Regione Siciliana, nelle immediate vicinanze la scuola, rimanga ancora un lago impraticabile e con i marciapiedi ancora intasati da detriti vari, pietre e melma. "Il piano di protezione civile va assolutamente portato a termine - ci ha riferito il prefetto Basile, il capo della Commissione Straordinaria- occorre migliorare le capacità di prevenzione delle potenziali calamità naturali. Mi domando poi come mai abbiano fatto costruire in quella zona”. Già. Come mai. Ma queste piogge hanno messo in evidenza anche un’altra grossa lacuna: la scarsissima funzionalità della rete fognante. E’ sufficiente una copiosa precipitazione per farle andare in tilt, con lo “scoppio” dei tombini in varie parti della città. Appare evidente che la rete fognaria ha bisogno di una seria manutenzione. Gli interventi di
spurgo dovrebbe essere fatti con regolarità, cosa che in realtà non avviene, con le conseguenze che sappiamo. Disagi di numerosi commercianti e residenti, soprattutto in via Marsala, dove hanno dovuto armarsi di santa pazienza ma soprattutto di recipienti, pale e per ripristinare la normalità. Molti si sono lamentati in questi giorni per l’inefficienza della Commissione Straordinaria, che attualmente gestisce il Comune. Viene accusata di avere abbandonato la città all’incuria e all’abbandono. In qualche caso, come ad esempio la mancanza di strisce pedonali, persino in prossimità delle scuole elementari e medie, non si può dar torto alle lamentele dei cittadini. La stessa cosa non si può dire invece per i grandi problemi rimasti insoluti sul tappeto. Non si può pretendere dai Commissari di rimediare in pochi mesi alle grosse inadempienze del passato, più o meno recente. Le sui responsabilità cadono tutte per intero sulle precedenti amministrazioni. Sarebbe troppo comodo trovare oggi un effimero capro espiatorio su chi si sta adoperando di riportare quanto meno un barlume di legalità. Dovrebbe invece preoccupare l’assenza assoluta di un parola da parte delle forze politiche, responsabili in definitiva dell’anomalia venutasi a determinare nella Città, che una volta fu dei Salvo.
Franco Lo Re
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