NOTO. "Non ha visto alcuna situazione di pericolo" nel passare il fiume Asinaro, che "mezz'ora prima un altro familiare aveva guadato senza problemi". Così Antonino Restuccia, 32 anni, il conducente della Y10 in cui sono rimaste incastrate due donne e una bambina di sette anni morte annegate, si è difeso dall'accusa di omicidio colposo plurimo per cui è stato arrestato ieri dalla polizia su disposizione della Procura di Siracusa.
La sua posizione è resa nota dal legale di fiducia, l'avvocato Paolo Signorello, sottolineando che "non avrebbe commesso l'imprudenza perché lui stesso sarebbe stato il primo a rischiare la vita".
"Subito dopo l'incidente - aggiunge il penalista riportando la ricostruzione di Restuccia - lui si è subito prodigato, è stato lui a rompere il vetro laterale dell'auto per fare uscire gli altri passeggeri, soccorrendo i quattro sopravvissuti, e ha tentato di portare fuori dalla vettura anche la bambina, non c'è riuscito perché l'acqua ha invaso la Y10".
Diversa la tesi dell'accusa, sostenuta dalla polizia e dalla Procura di Siracusa, che parla di "negligenza totale" in una zona dove "non bisognava passare, neppure con un mezzo anfibio".
G d S
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