A
Castelvertrano, nel dopoguerra, con la ripresa economica le feste religiose si
susseguivano una dopo un'altra, anche perché le chiese aperte al culto erano
più numerose di oggi.
Ad
ogni ricorrenza del Santo la chiesa si “apparava” (arredava) con ornamenti
fastosi barocchi fatti di stoffe di seta e damasco che dal tetto scendevano
fino a terra ornati di angeli con frange dorate. Il Santo da
festeggiare si
portava in processione, posto su un carro o a spalla, ornato di angeli di cartapesta, palme, fiori, sete e
lampadine o ceri accesi. All’occorrenza “l’apparaturi” sapeva ornare a lutto la
chiesa, in caso di funerali.
Tutti
gli ornamenti fatti in chiesa o sul carro erano opera di don Pippinu Vaiana,
detto“l’apparaturi”.
Per
Carnevale preparava “lu nannu e la nanna”, da bruciare in piazza.
Questo
mestiere, per certi versi un poco diverso dagli altri, fu eseguito agli inizi
del 1900 da Luigi Vaiana, che lo lasciò al figlio don Pippinu, quindi fu
ereditato dal nipote Umberto ed oggi è esercitato dal pronipote Edoardo.
Quando
ero giovane don Pippinu Vaiana era molto noto ai Castelvetranesi; un proverbio
locale addirittura diceva: “cu t'apparà Vaiana?” Per significare: “come ti sei
vestito?” oppure: “chi ti ha vestito in quel modo”?
VITO
MARINO
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