AGRIGENTO. Il miracolo è compiuto, tra tante lacrime per una gioia immensa. Sei padri e due madri siriani hanno potuto riabbracciare i propri bambini persi nel buio e nel mare in tempesta al centro del Mediterraneo nella notte di morte e terrore dell'11 ottobre scorso quando il barcone carico di profughi che fuggivano da fame e guerra è affondato a 70 miglia da Lampedusa e in acque che gli accordi internazionali hanno definito di competenza maltese. Altri naufraghi hanno salvato i gemellini Yara e Yosef di 3 anni, Maram, 4 anni, Mahamut, 6 anni, Karim di appena 10 mesi e Rihassam, 4 anni, che sono finiti su una nave della Marina Militare, poi a Lampedusa e quindi in una casa famiglia di Menfi (Ag), sul mare agrigentino. Le madri di due bimbi sono morte. Gli altri genitori superstiti sono finiti sulle motovedette maltesi e portati sull'isola-Stato. I bambini hanno vissuto il drammatico viaggio e l'orrore del naufragio. E fino ad oggi pomeriggio l'incubo di essere senza genitori. Poi gli psicologi della coop Omnia hanno spiegato loro che la favola aveva un lieto fine, che quel volo in un buco nero senza fondo che non sembrava dovesse finire sarebbe terminato in serata quando avrebbero riabbracciato i loro cari. I bimbi sono arrivato in pullman da Menfi a sant'Angelo Muxaro accolti da altri bambini che hanno esposto uno striscione con la scritta «Benvenuti» sorretto ai lati da alcuni palloncini. Con loro si sono messi a giocare mangiucchiando qualche dolce. Poi l'incontro con i padri e le madri giunti da la Valletta su una aereo a Catania e poi portati nel municipio del paesino agrigentino. Lacrime, singhiozzi, cuori che battevano all'impazzata. Una madre si è sentita male abbracciando i suoi gemellini di tre anni e l'altro figlioletto. Un'altra, stringendo la sua bimba, ha detto «Grazie Italia per avere salvato i nostri figli». Con il bimbo in braccio, un papà non ha potuto trattenere le lacrime quando il figlio, che ha già imparato un pò d'italiano, ha detto guardandosi attorno, un pò smarrito, «mamma, mamma». La madre non c'è più. Le parole non hanno trovato posto nell'aula del municipio dove la gioia ha coperto tutto. Ora i due papà vedovi però dovranno trovarle, le parole, per spiegare ai propri figli ciò che è avvenuto alle loro mamme. I piccoli siriani risiederanno a Sant'Angelo. Cinque andranno alla scuola materna, quello di sei anni sarà iscritto alla prima elementare. I genitori frequenteranno corsi di lingua per agevolare l'ottenimento dello status di rifugiati. Le famiglie vivranno in tre appartamenti, in uno di questi si stabiliranno i vedovi coi due figli, dice il responsabile della coop Omnia di Favara, Giovanni Giglia, che cura il progetto per l'inserimento delle famiglie. Il parroco Giuseppe Pace dice che a Sant'Angelo Muxaro «sono arrivati degli angeli e la comunità farà di tutto per loro e non lesinerà certo baci e carezze». Grande gioia è stata espressa da Save the children, Oim e Unhcr che hanno lavorato tanto affinchè la favola avesse un lieto fine.
G d S
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti pubblicati non riflettono le opinioni di questo blog, ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento che se ne assume le relative responsabilita'. Non saranno pubblicati i commenti che contengono elementi calunniosi o lesivi della dignita' personale o professionale delle persone cui fanno riferimento.