ultime

Cerca articolo

domenica 3 marzo 2013

LA VIOLENZA SULLE DONNE E L’OTTO MARZO.


LA VIOLENZA SULLE DONNE E L’OTTO MARZO.

In virtù della legge della giungla, secondo cui il più forte domina il più debole, nel corso d’interi millenni, la donna, perché geneticamente meno forte, ha subito violenze fisiche e psichiche dall’uomo.

Agli inizi del 1900, con l'introduzione delle macchine nei lavori più pesanti, la civiltà maschilista incomincia a tramontare; nello stesso tempo, inizia timidamente l’emancipazione della donna.

In Italia, fino a qualche decennio fa, l’art. 144 del Diritto di Famiglia citava espressamente: “Il marito è il capo della famiglia, la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo ovunque egli crede opportuno di fissare la sua residenza”. Inoltre, nell’uxoricidio, l’uomo godeva di attenuanti, considerando “delitto d’onore” l’omicidio di gelosia.  

Fino al 1919 la moglie non poteva disporre dei propri beni senza l’autorizzazione del marito.

Non tutte le ragazze  potevano liberamente scegliere il proprio marito poiché un pretendente non corrisposto poteva, con l’aiuto di qualche complice, sequestrare la ragazza e violentarla. Regolarmente seguiva il matrimonio riparatore. Infatti, la ragazza era costretta a sposare il suo violentatore o restava zitella perché non era più vergine.  L’articolo 544 del codice penale prevedeva che per i delitti di violenza carnale, il matrimonio avrebbe estinto il reato, anche per gli eventuali complici. In seguito, l’articolo 1 della legge 442 del 5/8/1981, abrogando l’art. 544, ha abolito la possibilità di cancellare con il matrimonio una precedente violenza sessuale.   

Purtroppo l’eco della civiltà maschilista continua ancora ai giorni nostri; la violenza, infatti, ancora non si è fermata: la stampa riporta quotidianamente casi di stupro e d’altre violenze sulla donna che, per la vergogna, fino ad alcuni anni fa, non faceva mai denuncia.

Una volta la donna era considerata l’angelo della casa, il centro, il fulcro, attorno al quale tutti i familiari giostravano. Purtroppo, la casa era anche il suo carcere. Difficilmente una donna poteva avere un ruolo chiave nella società.

In Italia per la parità uomo – donna è stata emanata la legge 125/1991 con lo scopo di rimuovere gli ostacoli che ancora impediscono la completa concretizzazione di detta eguaglianza. La legge prevede e precisa la possibilità di adottare misure che consentono di creare le condizioni adeguate per le donne di esprimere pienamente le proprie capacità e potenzialità nei luoghi di lavoro.

Presso i popoli Occidentali ormai la sua emancipazione è pressoché totale, purtroppo, presso popoli sottosviluppati ed i Musulmani, essa deve sottostare ancora ai voleri dell’uomo, che la considera come un oggetto di sua proprietà. Fra le violenze subite presso questi popoli la più grave è l’infibulazione o clitoridectomia, che consiste nella mutilazione sessuale con taglio parziale o totale del clitoride, accompagnata, talvolta, dalla chiusura quasi completa della vulva, onde impedire  alla donna di avere rapporti sessuali. Gli effetti dannosi sulla salute di queste povere vittime vanno dalle complicazioni e disfunzioni sessuali e psicologiche alle infezioni. Tale triste usanza si pratica ancora presso i Musulmani e presso alcune tribù primitive africane come gli Yoruba, Edo, Ibo, Ekoi, Masai. Si calcola che nel mondo ci siano 130.000.000 di donne mutilate del loro sesso e che ogni anno 3.000 bambine subiscono questo trattamento. In alcuni casi le leggi vietano tale intervento, ma le madri, per ignoranza, continuano a praticarlo in occasione di particolari riti iniziatori o durante le cerimonie di pubertà, perché questo fa parte della loro cultura.

Dopo una fase di liberalizzazione, il 27/09/1996, le donne afgane hanno perso il diritto di avere un volto, una voce, potersi incontrare.

Il 25/11/1960 nella Repubblica Dominicana le sorelle Patria Minerva e Maria Teresa Mirabel sono state uccise perché impegnate nella lotta di liberazione contro il generale Trujillo.

Fu l’otto marzo del 1908, quando a New York morirono bruciate vive tutte le operaie di una fabbrica tessile. Esse protestavano per rivendicare dei diritti, ma il proprietario della fabbrica bloccò tutte le uscite e appiccò il fuoco.

Per quanto riguarda la Sicilia, per merito di tre donne coraggio le donne siciliane sono riuscite ad uscire fuori da questo tunnel che sa di medievale fattura ed iniziare la scalata verso l’emancipazione: Rita Atria e Piera aiello, di Partanna, appartenenti a famiglie mafiose, si sono ribellate e hanno collaborato con la giustizia, mentre Franca viola si è ribellata al suo stupratore e non l’ha voluto sposare denunciandolo e facendolo condannare.

Oggi l’otto marzo è una festa molto attesa dalle donne, per festeggiare la loro conquista sociale, ma anche per esprimere la loro solidarietà a quelle del terzo mondo, ancora succubi della civiltà maschilista. In tale giorno esse sono contente di andare controcorrente, di pranzare al ristorante con le amiche e, per una volta, essere servite a tavola. I più contenti sono i ristoratori, che si trovano i locali pieni di clienti.

In occidente detta emancipazione è avvenuta per gradi; evito di riportare i dati delle varie tappe di conquiste e mi limito a quelli che si riferiscono al suffragio universale, in altre parole al diritto al voto esteso alle donne: nel 1835 nasce in Inghilterra un movimento femminile che chiede il diritto al voto anche per le donne. Questo diritto fu riconosciuto nel 1866 in Svezia, nel 1906 in Finlandia, nel 1909 in Norvegia, nel 1915 in Danimarca, nel 1917 in Russia, nel 1918 in Inghilterra, nel 1920 negli Stati Uniti, in Francia nel 1945, e in Italia il 02/06/1946.  

Ben venga il femminismo e la completa emancipazione della donna, ma come rimediare al calo continuo dei matrimoni, dei tassi di natalità e l’aumento dei divorzi?

Se dal punto di vista giuridico la donna ha la parità con gli uomini, nella vita reale ogni giorno si assiste ad omicidi perpetrati da uomini verso le loro mogli o compagne. L’uomo inconsciamente non vuole perdere il ruolo di maschio dominante e si vendica con delitti efferati.

I ragazzi d’oggi sono disadattati per la mancanza della guida sicura della madre, che va a lavorare, o perché ricevono lezioni gratuite di violenza e malcostume dalla televisione, che resta accesa tutto il giorno. Essi, purtroppo, saranno anche la futura classe dirigente della nazione.

Questa è l’altra faccia della medaglia!

Se in occidente la donna ha raggiunto un grado di emancipazione accettabile, in molte parti del mondo la civiltà maschilista impone alla donna molte limitazioni. “donne che non sono donne, donne che vivono nel buio, senza volto e senza voce. Donne che vivono in un inferno senza scampo, oggetti di percorse, violenze, insulti e umiliazioni. Molti uomini tengono le donne in casa, privandole di andare a scuola o lavorare, di vestirsi come vogliono, di uscire senza essere accompagnate, di innamorarsi; cancellano la loro identità obbligandole ad indossare il velo, che le copre dalla testa ai piedi, nascondendo una vita di sottomissione. Esse, sopportando soprusi ed angherie al servizio di padri e mariti, private di ogni diritto, vittime della legge degli uomini, donne che, tuttavia, sognano di essere un giorno libere.  

VITO MARINO

 

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti pubblicati non riflettono le opinioni di questo blog, ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento che se ne assume le relative responsabilita'. Non saranno pubblicati i commenti che contengono elementi calunniosi o lesivi della dignita' personale o professionale delle persone cui fanno riferimento.