La Corte dei Conti mise tutto nero su bianco. “Gli Ato sono stati gestiti in modo inefficace inefficiente e illegittimo” , sentenziò in un delibera.
E così quello che per tanti anni veniva sconsideratamente classificato, complici tutti i partiti e persino la Legambiente, prodiga quest’ultima nell’attribuire medagliette, come il migliore e il più virtuoso degli Ato in Sicilia, anche la “Belice Ambiente” venne messa in liquidazione. E poco importa se alcuni mesi prima il suo presidente Francesco Truglio, dimettendosi, aveva detto che la società da lui diretta era sana e in grado “di camminare con i propri piedi e che, con grande senso di responsabilità, saprà affrontare la gestione dei rifiuti per i prossimi mesi”. Ora, dopo molti mesi di amministrazione da parte di Nicolò Lisma, nella qualità di liquidatore, sempre sull’orlo del baratro, sembra essere sul punto di precipitare. Ciò che per tanti anni è stato maldestramente negato sta emergendo prepotentemente in queste settimane. Chi ne ha pagato e ne pagherà le spese sono e saranno i contribuenti. Prima con le esose bollette e lo scadente servizio di raccolta dei rifiuti, più care di quanto avviene in grandi città come Milano e Roma. E ora con l’incombente pericolo dell’emergenza ecologica. Sempre minacciata negli ultimi mesi, è in atto da qualche giorno.
La situazione a sentire quanto ha dichiarato l’amministratore unico sarebbe catastrofica. “Vantiamo – dice Lisma- circa 28 milioni di euro di crediti dai Comuni soci, di questi circa 19milioni sono pignorati dai fornitori. La situazione, veramente drammatica, non è legata solo al pagamento degli stipendi degli operai, ma anche a tutti i fornitori essenziali della società che da un momento all’altro potrebbero bloccare il servizio”. E così da tre giorni la raccolta dei rifiuti non viene più effettuata. I cassonetti sono stracolmi. Ogni tipo di rifiuti viene ammassato attorno ad essi, come molto eloquentemente viene illustrato dalle foto. Manca il carburante, ci hanno detto alcuni operatori ecologici. Ma i 300 dipendenti tra operatori ecologici, amministrativi ed autisti, non vengono pagati da dicembre. A gennaio solo un piccolo acconto. Lo sciopero, più volte annunciato e più volte revocato, scatterà forse sabato prossimo. Se così fosse, presto le città saranno sommerse dalla monnezza. 1 Comuni interessati sono quelli di Salemi, Partanna, Salaparuta, Poggioreale, Gibellina, Vita, Castelvetrano, Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Santa Ninfa, Petrosino. La metà della provincia di Trapani. Una bolla ecologica di vaste dimensioni che incombe su tutta la Valle del Belìce, come si vede. E senza che al momento s’intravveda all’orizzonte un barlume di soluzione. Anzi le cose sembrano complicarsi ancora di più. La scorsa settimana Lisma ha inviato infatti una nota agli undici sindaci soci, alle autorità competenti regionali e alla Prefettura. Una sorta di resa ma anche un modo per scaricare le responsabilità sulle spalle dei sindaci. “I sindaci- ha scritto il liquidatore - dovrebbero cercare di adottare azioni anche del tipo straordinario per risolvere la questione. La situazione rimane di estrema gravità – dichiara il Liquidatore e il rischio del blocco del servizio è sempre imminente. Si è adottata una soluzione tampone che garantirà la raccolta dei rifiuti per qualche giorno, ma se non si troveranno soluzioni tali da permettere il pagamento degli emolumenti ai dipendenti e la regolarità del pagamento ai fornitori, il blocco della raccolta è solamente rinviato. L’ordinaria amministrazione costa alla società 1 milione e 300 mila euro al mese. Ci sono tutti i debiti che ci trasciniamo dal passato che non fanno altro che produrne altri.” Degli undici sindaci conosciamo il pensiero solo del rappresentante di Salemi. Il prefetto Leopoldo Falco, attualmente a capo della Commissione Straordinaria che gestisce il Comune sciolto per mafia, ci ha precisato che le responsabilità dei comuni non sono da mettere tutti sullo stesso piano. Salemi, ad esempio, ha sborsato fino al mese di novembre 1milione e 800.mila euro e per azzerare la propria quota rimangono 500mila euro in aggiunta ai primi tre mesi dell’anno corrente. La cifra di 28 milioni di euro di crediti dai Comuni, indicata da Lisma, gli è apparsa stupefacente. Ha passato tutta la pratica ad un legale.
Franco Lo Re
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