Con l’accusa di aver ideato e programmato tre rapine a mano armata, sequestrato due donne anziane a scopo di rapina ed aver detenuto armi di provenienza illecita, tra il marzo 2011 ed il giugno del 2012, stamane i Carabinieri della Compagnia di Castelvetrano hanno dato esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare emessa
dal GIP di Marsala, su proposta della Procura della Repubblica marsalese, nei confronti di 4 indagati.
dal GIP di Marsala, su proposta della Procura della Repubblica marsalese, nei confronti di 4 indagati.
A finire in manette sono: BIANCO Giuseppe classe 1947, di Santa Ninfa (custodia cautelare in carcere); LO BIANCO Salvatore classe 1950, di Palermo (custodia cautelare in carcere); MANGOGNA Giuseppe classe 1968, venezuelano, ma residente a Castelvetrano (arresti domiciliari); SETTIMO Mario classe 1971, di Santa Ninfa (arresti domiciliari).
L’indagine trae origine a seguito di due tentate rapine perpetrate rispettivamente nel marzo e nel dicembre del 2011 in Partanna presso la Banca di Credito Cooperativo, nonché la consumata rapina con conseguente sequestro di persona avvenuta nel febbraio del 2012 ai danni di due anziane donne di Santa Ninfa. In tutte le rapine, grazie al tempestivo e repentino intervento dei militari della
Stazione Carabinieri di Partanna, i malfattori (tutti arrestati e per i quali si è proceduto separatamente) sono stati colti in flagranza e non hanno potuto portare a termine il loro proposito criminale.
Ed è stato proprio a seguito di queste rapine che l’acume investigativo dei militari, supportati dalla sapiente direzione della Procura della Repubblica di Marsala, hanno avviato un intensa ed articolata attività d’indagine che ben presto ha prodotto i suoi frutti. Grazie, infatti, ad una intensa attività di intercettazione telefonica ed ambientale, supportata da una serie di mirati servizi di pedinamento, i Carabinieri di Partanna hanno ben presto delineato i protagonisti di una organizzazione, che seppure ancora ad uno stato embrionale, era dedita alla ideazione e commissione di rapine in alcuni comuni della valle del Belice.
Nello specifico si aveva modo di appurare il ruolo giocato dagli indagati nello scacchiere delittuoso, risultando che gli autori delle precedenti rapine, commesse in Partanna nel marzo e nel dicembre 2011 e a Santa Ninfa nel febbraio 2012 (con relativo sequestro di persona di due anziane donne), erano soltanto i materiali esecutori di un disegno criminoso ideato e programmato nei minimi dettagli da menti più “raffinate” che operavano dietro le quinte.
Sin dall’inizio emergeva, infatti, la figura del 66 enne Giuseppe BIANCO, quale basista dell’organizzazione, che approfittando di un ovile di sua pertinenza in Santa Ninfa (TP), deteneva
quanto necessario ed utile per l’esecuzione di rapine:
- divise da postino e da finanziere;
- placca identificativa della Polizia di Stato; ·
- armi varie.
Egli, pertanto, era il soggetto investito del compito di individuare l’obiettivo di una serie di rapine, di indicare il momento adatto per la loro esecuzione e di fornire ai correi “esecutori”, la logistica necessaria per l’attuazione del reato e assicurarsi successivamente l’impunità.
Con pari chiarezza, emergeva anche il ruolo rivestito dal palermitano LO BIANCO, quale soggetto deputato a reclutare (a Palermo), “I PICCIOTTI” destinati ad eseguire materialmente le rapine, i quali successivamente si mettevano direttamente in contatto con il BIANCO, che per l’appunto aveva il compito di fornire il sopra descritto supporto logistico in loco.
Nel corso delle numerose intercettazioni intercorse tra gli indagati, interessante appare la conversazione in cui BIANCO giustifica il fallimento della rapina commessa in danno della BCC di Partanna nel mese di Marzo 2011 per la presenza di tanti controlli delle FF.OO, allertati, a dire dello stesso, per la eventuale presenza in loco del noto latitante Matteo Messina Denaro.
Nel corso delle attività tecniche avviate sul conto di BIANCO Giuseppe, asserito “basista” di eventi delittuosi nei centri della valle del Belice, iniziavano ad emergere altre figure, anche per quanto concerne attività relative a detenzioni di armi illegali, detenzione di sostanze stupefacenti e furti di animali.
Nel medesimo contesto investigativo emergeva, infatti, la figura di MANGOGNA Giuseppe, pastore Santa Ninfese di anni 44 circa, il quale in combutta con il di lui padre “u zu ciccio” arrestato in data 7 giugno 2012, per essere stato trovato, a seguito di perquisizione domiciliare, in possesso di un fucile cal. 16 con il numero di matricola abrasa, risulta essere non soltanto correo di tale illecita detenzione, ma fattivo collaboratore del padre circa la custodia ed il nascondimento, oltre che al suo uso, dell’arma in questione, per lo più necessaria ad uccidere alcuni cani che in passato avevano dato fastidio ai loro capi di bestiame.
Sempre nel proseguo della stessa attività investigativa, da alcune conversazioni telefoniche ed ambientali captate sul conto di BIANCO Giuseppe emergeva, altresì, la figura del pregiudicato 41 enne SETTIMO Mario, come soggetto avente collegamenti e rapporti con lo stesso BIANCO.
Dalle conversazioni captate, appariva in modo lapalissiano la responsabilità del SETTIMO in ordine
al reato di detenzione di un fucile e di una pistola non meglio identificati, nonché quello di aver portato in luogo pubblico le medesime armi. Adesso BIANCO Giuseppe e LO BIANCO Salvatore sono stati ristretti presso le carceri di Trapani e Palermo mentre MANGOGNA Giuseppe e SETTIMO Mario resteranno in casa per scontare la misura cautelare degli arresti domiciliari. Si attendono adesso gli interrogatori di garanzia che saranno effettuati nei prossimi giorni dall’A.G. di Marsala per capire se ci potrebbero essere sviluppi circa le responsabilità di ulteriori correi.
L’operazione, Extrema Ratio, cosi è stata denominata dagli inquirenti, ha certamente permesso di disarticolare un ben collaudato sistema criminale che era dedito all’organizzazione ed alla commissione di rapine di ogni genere nella zone del Belice, e solo grazie agli arresti odierni, ha consentito di prevenire altri eventi di uguale natura con il serio rischio per l’incolumità dei cittadini per bene.
Ancora una volta va registrato un importante risultato che cementa il formidabile connubio operativo tra la Procura della Repubblica di Marsala, diretta dal Procuratore Girolamo Alberto Di Pisa, e l’Arma dei Carabinieri della Provincia di Trapani.
Nel corso della conferenza stampa il Procuratore Alberto Di Pisa e il Pm Dino Petralia hanno esposto altri particolari dell'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto quattro persone per rapina, sequestro di persone e detenzione di armi.
"E' un'organizzazione molto vasta, che ha come poli Bianco e Lo Bianco. Dalle intercettazioni emerge anche un progetto di rapina ad una gioielleria ad Agrigento che non si è più fatta", aggiunge altri particolari il Pm Dino Petralia. I due sono stati anche intercettati mentre facevano delle imprecazioni verso il boss latitante Matteo Messina Denaro che causava la massiccia presenza delle forze dell'ordine: "Questo (Messina Denaro, ndr) ci rompe i coglioni, - si legge nelle intercettazioni - noi non possiamo lavorare perchè ci riempie la zona di sbirri".Cruenta è stata invce la rapina ai danni di due anziane signore di Santa Ninfa. Una scena da "Arancia Meccanica" l'ha definita Petralia. Le due signore, madre e figlia di 87 e 73 anni, sono state sequestrate in casa dalla banda e derubate di un bottino di 200 mila euro, frutto di anni di risparmi. Le due signore nel corso degli anni avevano racimolato quella somma in lire che poi avevano convertito in euro, e portavano sempre tutto con loro, in un sacchettino. La soffiata ai rapinatori sarebbe arrivata proprio da un familiare delle due anziane signore, un nipote. I malviventi una volta entrati in casa hanno imbavagliato, legato e provocato anche dei lividi alle due signore. I rapinatori sono stati poi arrestati quando si sono recati presso l'abitazione in città delle due signore, alle quali avevano rubato le chiavi. L'unica preoccupazione che gli esecutori manifestavano nei confronti dei mandanti era se le vittime fossero troppo anziane "perchè potrebbero sentirsi male".
Nel corso della conferenza stampa il Procuratore Alberto Di Pisa e il Pm Dino Petralia hanno esposto altri particolari dell'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto quattro persone per rapina, sequestro di persone e detenzione di armi.
"E' un'organizzazione molto vasta, che ha come poli Bianco e Lo Bianco. Dalle intercettazioni emerge anche un progetto di rapina ad una gioielleria ad Agrigento che non si è più fatta", aggiunge altri particolari il Pm Dino Petralia. I due sono stati anche intercettati mentre facevano delle imprecazioni verso il boss latitante Matteo Messina Denaro che causava la massiccia presenza delle forze dell'ordine: "Questo (Messina Denaro, ndr) ci rompe i coglioni, - si legge nelle intercettazioni - noi non possiamo lavorare perchè ci riempie la zona di sbirri".Cruenta è stata invce la rapina ai danni di due anziane signore di Santa Ninfa. Una scena da "Arancia Meccanica" l'ha definita Petralia. Le due signore, madre e figlia di 87 e 73 anni, sono state sequestrate in casa dalla banda e derubate di un bottino di 200 mila euro, frutto di anni di risparmi. Le due signore nel corso degli anni avevano racimolato quella somma in lire che poi avevano convertito in euro, e portavano sempre tutto con loro, in un sacchettino. La soffiata ai rapinatori sarebbe arrivata proprio da un familiare delle due anziane signore, un nipote. I malviventi una volta entrati in casa hanno imbavagliato, legato e provocato anche dei lividi alle due signore. I rapinatori sono stati poi arrestati quando si sono recati presso l'abitazione in città delle due signore, alle quali avevano rubato le chiavi. L'unica preoccupazione che gli esecutori manifestavano nei confronti dei mandanti era se le vittime fossero troppo anziane "perchè potrebbero sentirsi male".
Comunicato stampa
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