"A Campobello c'erano cinque mafiosi: Alfonso Passanante, con cui ero parente, Leonardo Bonafede, Nunzio Spezia e fratelli Nicolò e Lillo Alfano. Comandava Bonafede. Era un capodecina".
È così che il 77enne pentito campobellese Pietro Bono, ex commerciante, con una condanna definitiva a 4 anni per favoreggiamento alla mafia, ha descritto il vecchio organigramma di Cosa Nostra nel centro belicino deponendo, in videoconferenza, nel processo «Campus Belli». Un processo che alla sbarra degli imputati vede sette persone, tra le quali anche l'ex sindaco Ciro Caravà. Rispondendo alle domande del pm Padova e del presidente Natoli, Bono ha dichiarato: «Ero molto vicino a Cosa Nostra di Campobello. Mai, però, sono stato affiliato, anche se mi fu proposto. Nella mafia avevo parenti e amici nella mafia, ma io non ho commesso reati per l'associazione. Solo una volta ho sbagliato a mettere una loro auto, per tre o quattro giorni, in un mio magazzino. Non potevo dire di no. Il favore, a nome di Bonafede, me lo chiese Cinuzzo Urso (Raffaele, ndr). Cosa dovevano fare? Non lo sapevo. Poi, ho sentito che hanno sparato a Natale L'Ala, che comunque si salvò. Prima di ucciderlo, gli spararono diverse volte».
Altro tema affrontato, tra tanti «non ricordo», è stato quello relativo ai rapporti che con la mafia avrebbe avuto l'ex maresciallo di polizia Giovanni Buracci, funzionario della prefettura morto lo scorso anno. Nel '96, ai pm della Dda, Bono dichiarò che «Buracci faceva favori alla mafia». Adesso dice: «Ne ho solo sentito parlare». In aula, è stato poi ascoltato don Francesco Fiorino, ex presidente della Fondazione San Vito, alla quale nel 2007 fu affidato in gestione un terreno confiscato alla mafia nell'agro campobellese. A domanda dell'avv. Oddo, il prete ha detto: «Caravà era uno dei pochi che partecipava alle manifestazioni antimafia».
È così che il 77enne pentito campobellese Pietro Bono, ex commerciante, con una condanna definitiva a 4 anni per favoreggiamento alla mafia, ha descritto il vecchio organigramma di Cosa Nostra nel centro belicino deponendo, in videoconferenza, nel processo «Campus Belli». Un processo che alla sbarra degli imputati vede sette persone, tra le quali anche l'ex sindaco Ciro Caravà. Rispondendo alle domande del pm Padova e del presidente Natoli, Bono ha dichiarato: «Ero molto vicino a Cosa Nostra di Campobello. Mai, però, sono stato affiliato, anche se mi fu proposto. Nella mafia avevo parenti e amici nella mafia, ma io non ho commesso reati per l'associazione. Solo una volta ho sbagliato a mettere una loro auto, per tre o quattro giorni, in un mio magazzino. Non potevo dire di no. Il favore, a nome di Bonafede, me lo chiese Cinuzzo Urso (Raffaele, ndr). Cosa dovevano fare? Non lo sapevo. Poi, ho sentito che hanno sparato a Natale L'Ala, che comunque si salvò. Prima di ucciderlo, gli spararono diverse volte».
Altro tema affrontato, tra tanti «non ricordo», è stato quello relativo ai rapporti che con la mafia avrebbe avuto l'ex maresciallo di polizia Giovanni Buracci, funzionario della prefettura morto lo scorso anno. Nel '96, ai pm della Dda, Bono dichiarò che «Buracci faceva favori alla mafia». Adesso dice: «Ne ho solo sentito parlare». In aula, è stato poi ascoltato don Francesco Fiorino, ex presidente della Fondazione San Vito, alla quale nel 2007 fu affidato in gestione un terreno confiscato alla mafia nell'agro campobellese. A domanda dell'avv. Oddo, il prete ha detto: «Caravà era uno dei pochi che partecipava alle manifestazioni antimafia».
Fonte: marsala.it
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