Le
conseguenze negative della crisi economica mandano sempre più persone sul
lastrico, che per sbarcare il lunario sono costrette, spesso, a lavori difficili
e lontani dal sentire comune. E’ il caso di tutte quelle persone che, soprattutto
nelle città, raccolgono oggetti dalla spazzatura, di notte, per poi venderli al
mercato. Il loro lavoro non è né accettato come tale, né riconosciuto: essi
sono i fantasmi della notte.
Si aggirano
per le vie di Palermo, quasi esclusivamente di notte, e scavano fra i rifiuti
come fossero esperti archeologi, essi cercano forse l’archè della loro
esistenza o il nichilismo di questo tempo o più semplicemente il modo di sopravvivere
ad una società che getta ai
margini l’uomo, la sacra sensibilità, la stessa
natura dell’umanità. Sono gli ultimi, gli ultimi degli ultimi, fra i rifiuti e
rifiutati essi stessi e sembrano essere lì per ricordarci la natura del nostro
Io, capace di accettare la loro condizione senza battere ciglia, capace di
girare per il mondo senza muovere un passo verso di loro. E’ tutto ormai così
schematicamente stabilito e stupidamente confezionato ch’è difficile opporsi a
questo sistema di cose, sia per loro: i fantasmi della notte, che per noi:
cittadini del “vecchio presente” . Una misura incolmabile, uno spazio quasi
eterno, una società con pezzi distantissimi fra di loro, un sistema di caste
non combattuto, non dichiarato e pertanto non accettato.
Gli archeologi
della monnezza sono persone comuni sull’orlo della disperazione, sanno di
essere personaggi verghiani e combattono quotidianamente inseguendo vittorie di
Pirro, eppure pur essendo funamboli
inseguiti dalla malasorte riescono a trovare il coraggio di sorridere in questa
contemporaneità sorda e muta, e se pur sembrano impauriti sono solo foglie al
vento, che volano fra i rifiuti per non morire di fame o tormento.
Tutto quello
che raccolgono lo caricano su un’ape o su una vecchia macchina per portarlo al
mercato e su un plaid vecchio e malandato si adagiano oggetti di tutti i tipi:
vestiti, scarpe, libri, stoviglie, quadri, portagioie tristi e infelici ...
ruote di biciclette, specchietti di motorini, televisori antichi che la gente
ha sostituito coi nuovi modelli con tecnologia digitale, cianfrusaglie di ogni
tipo… cose comprate spesso da poveri e stranieri.
Questo
l’epilogo del lavoro dei fantasmi della notte, che, alla giornata, come api
ronzanti notturne nei campi di questa storia, nel fiore di questa crisi, dagli
scarsi proventi del mercato, fanno riemergere l’utile dal superfluo facendo
vivere, al meno peggio, le loro famiglie.
Davide Ignazio Interrante
Toccante verità...
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