Un singolare convegno si è tenuto nei giorni scorsi a Salemi nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta anche del SS Crocifisso.
A promuoverlo e curarlo la poetessa Rosanna Sanfilippo, ben nota ormai oltre i confini provinciali. Protagonista dell’incontro Frà Umile da Petralia, dell’ ordine dei frati minori osservanti, che visse per 13 mesi circa nella Salemi baronale tra 1638 e il ’39, nel convento dei frati Francescani Riformati, che insiste proprio a pochi passi dalla chiesa sede della riunione. Di umili natali, il padre viveva raccoglieva legna nei boschi delle Madonie, Frà Umile, dopo avere preso i voti, ben presto si avviò all'attività di scultore in legno, specializzandosi in crocefissi policromi. La sua biografia invece presenta chiari e scuri a causa di una miriade di aneddoti miracolistici, diffusi da scrittori francescani, desiderosi di far apparire la sua opera non solo come abile espressione artistica di un uomo ispirato, ma soprattutto come frutto di un dono divino. Di questo originale personaggio ha parlato Fabrizio Fonte, illustrando al pubblico presente, il libro “L'Arte mistica di frà Umile da Petralia” (edizioni Drepanum) di Rosa Maria Ancona. A coronare la presentazione del volume è intervenuto anche lo storico salemitano Luigi Caradonna Favara. Che, con una breve ma pregevole esposizione, ricca di dati e riferimenti, in parte inediti per alcuni, ha descritto la variegata presenza degli ordini conventuali presenti nel ‘600 in città, strettamente collegata all’economia e al potere politico del baronaggio locale.
Ed infatti nella sua opera ripete incessantemente e ossessivamente un unico modello iconografico. Il Cristo morto in croce rappresentato in una figura slanciata e smaterializzata. Metafora di un’Isola sofferente, come ha ben detto Luigi Caradonna Favara, “non solo per carestie, epidemie e incursioni barbaresche che interessavano le sue coste, ma anche per catastrofi naturali.” L’ eruzione disastrosa dell’Etna del 1669 seppellì tredici paesi e parte della città di Catania e il terremoto del 1693 spopolò la Sicilia orientale provocando 60.000 morti di cui 18.000 nella sola Catania. Ma, c’era l’opprimente presenza, ha aggiunto Caradonna, di un “governo vessatorio e fiscalmente arbitrario della Spagna, che determinò una grave crisi che diede luogo ad agitazioni popolari, di cui si ricordano quelle del 1647 a Palermo e 1674 a Messina.” In questo contesto si colloca la città di Salemi, “situata al centro della provincia di Trapani, in una posizione strategica lungo la principale via di collegamento che dalla costa occidentale portava all’interno dell’isola. Occupando quindi una zona ideale per gli scambi commerciali, per le vendite delle sue derrate e prodotti agricoli, per migliorare e potenziare la zootecnia e per la diffusione dei suoi prodotti artigianali. La fiera di maggio di Salemi era famosa per tutta la Sicilia occidentale.” Insomma, sulla falsariga di un’analisi marxiana, la prosperità economica che caratterizza Salemi nei due secoli che vanno dal 1300 alla fine del 1500, favoriscono l’insediamento e la costruzione di numerosi conventi. E così sorgono quelli dei Francescani Minimi Conventuali, dei Frati del Terz’Ordine Regolare, dei Cappuccini, degli Agostiniani. Ma anche quelli dei Carmelitani e persino dei Minimi di San Francesco di Paola. E per ultimi, ma non per importanza avvivano i Gesuiti e i Frati minori Riformati. Tanto da far dire al dottore Caradonna che “Il fenomeno monastico è stato sempre strettamente legato a questa città e ne ha condizionato e marcato la “facies” sociale, economica, religiosa e urbanistica e ne ha accompagnato e promosso la generale evoluzione civile e culturale. Chi arrivava e visitava Salemi nel XVII secolo, si trovava di fronte ad una città-cantiere.” Per Salemi sono anni di grande risveglio culturale e architettonicamente un vero e proprio cantiere a cielo aperto. Si dà all’architetto del senato palermitano Mariano Smiriglio l’incarico di progettare la nuova Chiesa Madre, si inizia la costruzione del Collegio dei Gesuiti grazie alle elargizioni cospicue dei nobili autoctoni, dove vengono istituite scuole inferiori e superiori. Una vera fucina culturale dove verranno forgiati intere generazioni di giovani che si affermeranno nelle varie discipline del sapere. Ed è proprio in questo periodo che arriva a Salemi il frate scultore. Si stabilisce nel convento dei Padri Riformati, vicino all’antica chiesa di San Vito, ribattezzata col nome di Santa Maria Degli Angeli. Vi si fermerà più di un anno. E qui, su commissione del Barone Tommaso Clemenza, scolpirà il suo penultimo Crocifisso dei trentatré che gli vengono attribuiti. “Quest’opera- precisa Luigi Caradonna-è il simulacro più pregevole che impreziosisce la cappella in cui è sepolto il Barone committente. La venerazione dei salemitani verso questo Crocifisso è stata ed è sempre intensa. Molte persone hanno avuto imposto i nomi di Crocifisso, Crocifissa, Croce per la devozione dei genitori al Santissimo Crocifisso. Feste solennemente sfarzose erano predisposte il giorno tre di maggio dedicato all’ Invenzione della Santa Croce. I festeggiamenti che iniziavano il primo maggio e finivano il tre erano chiamati ‘Festa d ‘u Signori’. La città di Salemi ha voluto testimoniare la gratitudine dei cittadini salemitani a Frà Umile da Petralia intestandogli una strada alcuni anni addietro. Oggi sarebbe importante se l’Amministrazione inserisse la “concava cappelletta”, dove è allocato il pregevole Crocifisso, nell’itinerario ideale da offrire ai turisti che arrivano a Salemi. Diversamente, c’è da chiedersi a che servono questi convegni. Ma forse è troppo chiederlo, dal momento che non si riesce a tenere aperti, nelle giornate festive e domenicali, sia il Polo Museale sia gli altri siti d’interesse artistico e storico.
L’assenza di un rappresentante della Commissione Straordinaria che gestisce attualmente il Comune Unica strideva con la presenza alla presidenza dell’ex assessore della giunta Sgarbi, Bernardo Tortorici. Un’opportunità, forse, offerta al principe per alimentare i legami con ambienti che lo vorrebbero candidare alla poltrona di sindaco per le prossime amministrative. Da sottolineare infine che la foto di copertina del libro presentato è di Leonardo Timpone, di cui ci siamo occupati in occasione di una sua mostra tenutasi presso il Castello e che ha registrato un notevole successo di pubblico. Fra' Umile da Petralia durante la sua vita di Crocifissi ne scolpì trentatre, quanti sono stati gli anni di Cristo, che realizzò le sue opere vagando per tutta la Sicilia, seguendo le numerose commissioni che gli arrivavano. Si trovano disseminati per tutta la Sicilia e alcuni nel Meridione d’Italia. Il penultimo di questi si trova proprio nella chiesa del SS. Crocifisso, a Salemi. Dotato di una forte personalità ascetica e penitenziale la sua opera si caratterizza, come ha scritto un critico d’arte, “per uno stile personale di grande drammaticità che enfatizza la sofferenza ed il dolore e che ebbero una grande fortuna nella Sicilia del XVII secolo sono perfettamente inserite nelle direttive culturali della Controriforma, nei temi iconografici prediletti dai francescani fin dal Medioevo, e nella cultura spagnoleggiante della Sicilia seicentesca”.
Ed infatti nella sua opera ripete incessantemente e ossessivamente un unico modello iconografico. Il Cristo morto in croce rappresentato in una figura slanciata e smaterializzata. Metafora di un’Isola sofferente, come ha ben detto Luigi Caradonna Favara, “non solo per carestie, epidemie e incursioni barbaresche che interessavano le sue coste, ma anche per catastrofi naturali.” L’ eruzione disastrosa dell’Etna del 1669 seppellì tredici paesi e parte della città di Catania e il terremoto del 1693 spopolò la Sicilia orientale provocando 60.000 morti di cui 18.000 nella sola Catania. Ma, c’era l’opprimente presenza, ha aggiunto Caradonna, di un “governo vessatorio e fiscalmente arbitrario della Spagna, che determinò una grave crisi che diede luogo ad agitazioni popolari, di cui si ricordano quelle del 1647 a Palermo e 1674 a Messina.” In questo contesto si colloca la città di Salemi, “situata al centro della provincia di Trapani, in una posizione strategica lungo la principale via di collegamento che dalla costa occidentale portava all’interno dell’isola. Occupando quindi una zona ideale per gli scambi commerciali, per le vendite delle sue derrate e prodotti agricoli, per migliorare e potenziare la zootecnia e per la diffusione dei suoi prodotti artigianali. La fiera di maggio di Salemi era famosa per tutta la Sicilia occidentale.” Insomma, sulla falsariga di un’analisi marxiana, la prosperità economica che caratterizza Salemi nei due secoli che vanno dal 1300 alla fine del 1500, favoriscono l’insediamento e la costruzione di numerosi conventi. E così sorgono quelli dei Francescani Minimi Conventuali, dei Frati del Terz’Ordine Regolare, dei Cappuccini, degli Agostiniani. Ma anche quelli dei Carmelitani e persino dei Minimi di San Francesco di Paola. E per ultimi, ma non per importanza avvivano i Gesuiti e i Frati minori Riformati. Tanto da far dire al dottore Caradonna che “Il fenomeno monastico è stato sempre strettamente legato a questa città e ne ha condizionato e marcato la “facies” sociale, economica, religiosa e urbanistica e ne ha accompagnato e promosso la generale evoluzione civile e culturale. Chi arrivava e visitava Salemi nel XVII secolo, si trovava di fronte ad una città-cantiere.” Per Salemi sono anni di grande risveglio culturale e architettonicamente un vero e proprio cantiere a cielo aperto. Si dà all’architetto del senato palermitano Mariano Smiriglio l’incarico di progettare la nuova Chiesa Madre, si inizia la costruzione del Collegio dei Gesuiti grazie alle elargizioni cospicue dei nobili autoctoni, dove vengono istituite scuole inferiori e superiori. Una vera fucina culturale dove verranno forgiati intere generazioni di giovani che si affermeranno nelle varie discipline del sapere. Ed è proprio in questo periodo che arriva a Salemi il frate scultore. Si stabilisce nel convento dei Padri Riformati, vicino all’antica chiesa di San Vito, ribattezzata col nome di Santa Maria Degli Angeli. Vi si fermerà più di un anno. E qui, su commissione del Barone Tommaso Clemenza, scolpirà il suo penultimo Crocifisso dei trentatré che gli vengono attribuiti. “Quest’opera- precisa Luigi Caradonna-è il simulacro più pregevole che impreziosisce la cappella in cui è sepolto il Barone committente. La venerazione dei salemitani verso questo Crocifisso è stata ed è sempre intensa. Molte persone hanno avuto imposto i nomi di Crocifisso, Crocifissa, Croce per la devozione dei genitori al Santissimo Crocifisso. Feste solennemente sfarzose erano predisposte il giorno tre di maggio dedicato all’ Invenzione della Santa Croce. I festeggiamenti che iniziavano il primo maggio e finivano il tre erano chiamati ‘Festa d ‘u Signori’. La città di Salemi ha voluto testimoniare la gratitudine dei cittadini salemitani a Frà Umile da Petralia intestandogli una strada alcuni anni addietro. Oggi sarebbe importante se l’Amministrazione inserisse la “concava cappelletta”, dove è allocato il pregevole Crocifisso, nell’itinerario ideale da offrire ai turisti che arrivano a Salemi. Diversamente, c’è da chiedersi a che servono questi convegni. Ma forse è troppo chiederlo, dal momento che non si riesce a tenere aperti, nelle giornate festive e domenicali, sia il Polo Museale sia gli altri siti d’interesse artistico e storico.
Franco Lo Re
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