Il giovinetto bronzeo, dopo il grande successo ottenuto all’Expo di
Shangai è tornato ad impreziosire il museo civico
Il Sindaco della città di Castelvetrano, Avv.
Felice Errante, rende noto alla cittadinanza che questa mattina il prezioso
Efebo, è tornato ad essere custodito a
Palazzo Maio, sede del Museo Civico, in via Garibaldi n°50. Una ditta specializzata, giunta appositamente
da Roma, ne ha curato il trasporto dalla lontana Cina ed il rimontaggio. Il
bronzo era partito nel febbraio dello scorso anno per rappresentare l’Italia
alla prestigiosa Esposizione Universale di Shangai in Cina. L’iniziativa nasceva da una richiesta
pervenuta al Comune, attraverso la Soprintendenza ai Beni Culturali, da parte
del Ministero che aveva deciso di farne una delle attrazioni di punta del
Padiglione Italiano all’Expo, ed in considerazione delle evidenti ricadute
turistiche di cui potrà beneficiare il nostro territorio per i prossimi anni,
grazie alla campagna promozionale che verrà messa in moto,
l’Amministrazione si è mostrata subito
disponibile. L’opera sarebbe dovuta rimanere in Cina fino al mese di gennaio
ma, grazie al grande successo di pubblico ottenuto, era stata chiesta al
Sindaco Errante una proroga di qualche altro mese, che è stata prontamente
concessa. Da oggi il giovinetto è nuovamente tornato a casa e sarà visitabile
tutti giorni con i seguenti orari: dal
lunedì al sabato dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30 e la domenica
dalle 09.00 alle 13.00. Non è la prima volta che il nostro giovinetto
bronzeo viaggia per il mondo, già nel 2004 infatti, fu esposto ad Atene in
occasione dei Giochi Olimpici.
Cenni
storici sull’Efebo
Il celebre giovinetto bronzeo,
datato tra il 480 e il 460 a .C.
ed attualmente conservato al Museo Civico di Castelvetrano. La statua, alta
circa 85 cm ,
venne casualmente rinvenuta nel 1882 da un pastorello di appena nove anni in
una contrada del territorio selinuntino denominata Ponte Galera. Con l’aiuto di
altri contadini che lavoravano in quel fondo, l’Efèbo, rotto in più parti,
veniva alla luce. Non era la prima volta che i contadini della zona di
imbattevano in oggetti antichi; del resto sotto i loro piedi si trovava la
necropoli del “Bagliazzo”, dove le tombe dei Selinuntini erano arricchite di
preziosi corredi funerari. Non a caso, infatti, i familiari del pastorello
ritornavano sul posto del rinvenimento, nella speranza di trovare qualche
oggetto d’oro, ma quanto venne fuori dallo scavo erano solo frammenti di un
sarcofago d’argilla. Considerate le dimensioni della statua, si suole escludere
che essa facesse parte di un corredo funerario, ma si ritiene che i padroni
l’avessero nascosta in una tomba in periodo di guerra per evitarne la confisca
da parte degli assedianti. Venduta al Comune di Castelvetrano per 50.000 lire,
la statua rimase chiusa in un magazzino per 46 anni, sottratta al dimenticatoio
nel 1928 per interessamento del filosofo castelvetranese Giovanni Gentile.
Affidato al gabinetto di restauro del Museo di Siracusa, che era sotto la
direzione di Paolo Orsi, il bronzo fu finalmente restaurato, quindi
minuziosamente descritto e datato da Pirro Marconi. Esposto nell’anticamera del
gabinetto del sindaco di Castelvetrano, la statua vi rimase per 34 anni,
assurgendo a simbolo della città. Affidata all’Istituto Centrale del Restauro
di Roma, la statua venne riportata nelle migliori condizioni possibili. Dopo un
periodo di custodia presso il museo Salinas di Palermo, nel 1997 il Sindaco del
tempo Beppe Bongiorno riportò la statua in città.
Staff del Sindaco
Ufficio per la Comunicazione Istituzionale
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