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martedì 23 aprile 2013

LU CHIAVITTERI o FIRRARU di Vito Marino


LU CHIAVITTERI o FIRRARU

Era il fabbro ferraio, che lavorava il ferro per costruire tutti gli accessori metallici per gli infissi: “firriggiara, succuli, lucchetti, toppi (serrature), chiavi, chiavini”; ma costruiva anche gli attrezzi per l'agricoltura: “zzappa, zzappuni marsalisi, zzappuni strittu, zzappudda, rasula, faci, birrina, cafuddaturi (o chiantaturi), accetta, rastreddu, vommara, rincigghiu, ancinedda, furlana, furlanedda, trirenti, furcali” e per il muratore: “martiddina, mannàra, pala, cardarella, zappa per impastare, cazzola”,  nonché “firrati” (ringhiere) per balconi, ringhiere e passamano per le scale, lampadari; inoltre “azzariava” (aggiungeva un pezzetto di ferro acciaioso) le zappe e tutti quegli attrezzi di campagna e di muratori che si consumavano facilmente lavorando. Fino agli anni 40 circa faceva anche i chiodi rudimentali per il falegname e per il maniscalco.
I più bravi riuscivano a costruire i tutto il necessario per i carretti “fusi, canceddi, rabischi”.
Allora non c’erano saldatrici e i vari pezzi di ferro si univano con dei perni incandescenti che si infilavano in buchi già preparati e, quindi, ancora incandescenti, ribattuti.
La sua “putia" (officina) era molto caratteristica: nera di fuliggine con la "forgia" (fucina a carbon
fossile) sempre accesa. La sonante incudine, il banco ed il trapano, completavano i grossi attrezzi indispensabili al suo lavoro. Una scena molto particolare era la battitura del ferro incandescente sull'incudine. Il fabbro, mentre con la sinistra tratteneva il ferro rovente con delle lunghe pinze, con la destra dava il suo primo colpo con il martello, seguiva il colpo con la mazza dei suoi picciotti aiutanti (anche tre), che, in maniera alternata e ritmica, colpivano a loro volta il ferro rovente. Si trattava di un ritmo scandito a tempo musicale ben determinato, indispensabile per non colpirsi uno con l’altro.
VITO MARINO

 

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