Don Bosco Corigliano. L'uomo e' stato ucciso, a quanto pare, da un aneurisma. Impressionante la somiglianza con il dramma di Piermario Morosini, il giocatore del Livorno deceduto ad aprile. Miceli si e' accasciato una prima volta, poi si e' rialzato ma e' nuovamente caduto a terra. Partita sospesa, sono interventuti carabinieri e sanitari. Inutili i tentativi si rianimazione durante la corsa all'ospedale. La piccola comunita' di Soleto, in provincia di Lecce, e' rimasta sgomenta per la morte di Miceli. "Siamo sconvolti - afferma il sindaco del paese, Elio Serra -, tant'e' vero che l'ospedale era pieno di gente che piangeva. E' una tragedia che lascia increduli. Alessio era assai conosciuto in paese e apparteneva a una famiglia per bene, socialmente molto attiva. Non e' la prima volta che accade una tragedia del genere sui campi di calcio e sarebbe ora che in tutti gli impianti sportivi ci fossero attrezzature sanitarie in grado di garantire un soccorso efficace, come il defibrillatore che, oggi pomeriggio, non c'era. Anche se il 118, a quanto mi risulta, e' intervenuto con tempestivita'". Nel Soleto gioca anche un fratello di Alessio Miceli. Il giovane, maresciallo dell'Aeronautica militare presso l'aeroporto "Fortunato Cesari" di Galatina (Le), svolgeva regolarmente attivita' sportiva agonistica, sia pure a livello dilettantistico. Secondo quanto riferito dai presenti, il calciatore si sarebbe accasciato almeno due volte, dopo aver tentato di rialzarsi. Le prime manovre di rianimazione sono state praticate sul terreno di gioco e sono continuate anche nell'ambulanza del 118. Per la dinamica con cui e' avvenuta, la morte di Alessio Miceli sembra avere diverse analogie con quella del centrocampista del Livorno, Piermario Morosini, deceduto nell'aprile del 2012 sul campo del Pescara. "La nostra ambulanza e' intervenuta in tempi ristrettissimi, appena 8 minuti - afferma il direttore del 118 di Lecce, Maurizio Scardia -, pur trattandosi di un intervento extraterritoriale. Il mezzo, infatti, era partito da Galatina.
Il ragazzo e' stato defribillato piu' volte ma la fibrillazione ventricolare non e' stata responsiva. Non potevamo davvero fare di piu'. Evidentemente, il caso Morosini non ha insegnato nulla, se ancora il decreto ministeriale 2011 non viene attuato. Eppure e' previsto il defibrillatore anche nelle strutture in cui si pratica attivita' sportiva dilettantistica.
Non solo. Ci vorrebbe anche piu' rigore nei controlli ai calciatori". Secondo i medici del'ospedale di Galatina, dove il giovane atleta e' stato condotto, la causa del decesso sarebbe attribuibile ad un aneurisma.
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