10 FEBBRAIO – LE FOIBE - PER NON
DIMENTICARE
Il 10 febbraio è il giorno
dedicato alla memoria di tutte le vittime delle Foibe e
dell'esodo dalle loro terre, degli Istriani, Fiumani e Dalmati. Foibe è
un termine usato nella Venezia Giulia per indicare le cavità del sottosuolo
carsico entro cui spariscono numerosi torrenti.
Fu in quelle voragini che furono gettati,
vivi e morti, quasi diecimila italiani. Si trattò di esecuzioni collettive: i
prigionieri venivano legati a coppie sull'orlo della foiba, falciati con la
mitragliatrice e fatti cadere lì dentro. Famose le Foibe di Basovizza e
Monrupino, oggi monumenti nazionali.
Gli eccidi delle foibe ed il
successivo esodo costituiscono l'epilogo di una secolare lotta per il
predominio sull'Adriatico, che fu conteso da popolazioni slave e italiane.
La prima ondata di violenza esplose
alla fine della II Guerra Mondiale, subito dopo la firma dell’armistizio dell’8
settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi, torturarono,
massacrarono, affamarono e fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di
cittadini italiani, perché considerati “nemici del popolo”.
Ma la violenza aumenta nella
primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le
truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro
le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di
chiesa, donne, anziani e bambini.
È una carneficina che testimonia
l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica, voluta da Tito, per eliminare
dalla futura Jugoslavia i non comunisti.
Solo poche persone riescono a
salvarsi e a raccontare la loro tragedia, risalendo dalle foibe; tra questi, ci
sono Graziano Udovisi, Giovanni Radeticchio e Vittorio Corsi.
Probabilmente in occasione delle
elezioni dell’aprile 1946, quando per la prima volta in Italia votarono le
donne, ricordo che a Castelvetrano aerei a bassa quota lanciavano dei manifesti
elettorali contro i comunisti e, in uno di questi c’era scritto a caratteri
grosso “Foibe”, di cui non riuscii a capirne il significato fino a pochi anni
fa. Si trattò di tragici fatti storici volutamente dimenticati "congiura
del silenzio", che è importante invece ricordare, affinché i giovani
conoscano.
Il perché di tutte queste stragi
è molto complesso e parte da un tempo molto lontano:
- La conclusione della I guerra
mondiale mutò radicalmente gli equilibri politici internazionali e ridisegnò i
confini geografici di numerose nazioni. Con l’avvento del fascismo, varie
furono le azioni violente compiute dagli squadristi fascisti contro le
popolazioni slave, spesso con il tacito appoggio delle autorità, che li
sfruttarono per sedare i disordini; i fascisti si presentarono, infatti, come i
tutori dell'italianità e del mantenimento dell'ordine nazionale e sociale della
Venezia Giulia. Il programma imposto dal fascismo portò alla soppressione
totale delle istituzioni nazionali slovene e croate, al divieto di usare la
lingua serbo-croata e all'imposizione di quella italiana, come unica lingua
nelle scuole e negli uffici pubblici. Venne attuata l'italianizzazione delle
principali città con il trasferimento in esse di popolazione italiana. Nelle
scuole furono licenziati gli insegnanti di madrelingua e vi fu una forte
limitazione all'assunzione di impiegati sloveni negli uffici pubblici.
Scomparso ogni diritto a tutela dell’identità slava, si arrivò perfino all’italianizzazione
forzata dei cognomi. Anche la gerarchia ecclesiale vaticana aderì a questa
politica rimuovendo dall'incarico i vescovi slavi di Trieste e Gorizia e
abolendo l'uso della lingua slovena nelle funzioni liturgiche e nella
catechesi. In seguito, l'occupazione nazifascista scatenò in Jugoslavia una
vera e propria campagna di terrore e dopo l'invasione si inasprì ulteriormente
la repressione poliziesca e giudiziaria, alle quali si aggiunse anche quella
dei reparti militari.
La strage finirà nel 1947, quando
fu stabilito il confine fra Italia e Iugoslavia.-
Non si può giustificare il
massacro delle foibe ma nemmeno il comportamento nazi – fascista nei riguardi
delle popolazioni slave. E’ giusto però ricordare, affinché questi efferati
episodi non si ripetano mai più.
VITO MARINO
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