Salemi
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L’ex deputato regionale della Dc, Giuseppe Giammarinaro, nega ogni interferenza
nella gestione amministrativa del Comune di Salemi. L’ex parlamentare, accusato
di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, è stato ascoltato dal
Tribunale di Trapani nell’ambito del procedimento per l’applicazione della
misura di prevenzione della sorveglianza speciale e la confisca dei beni. Il
maxi-sequestro di beni, valore stimato 35 milioni di euro, in
società che
gestiscono strutture sanitarie private, con sede operativa a Salemi, è stato
adottato sulla base delle norme del “pacchetto sicurezza”. L’indagine, che ha portato al provvedimento
su Giammarinaro, è stata condotta dalla Divisione Anticrimine della Questura di
Trapani e dei Finanzieri del Nucleo di polizia tributaria coordinata dal
dirigente Giuseppe Linares, per anni a capo della Squadra mobile di Trapani. In
tribunale, Pino Giammarinaro ha chiesto di parlare ed ha tentato di chiarire la
sua posizione. Ha confermato di essere stato l’artefice della candidatura di
Vittorio Sgarbi a sindaco di Salemi e di avere sostenuto la sua amministrazione.
Ha però ricondotto il rapporto con il critico d’arte ad una normale alleanza
politica negando qualunque interferenza nell’attività della Giunta. Agli atti delle indagini, però, in alcune
conversazioni intercettate il 16 ottobre 2009, ci sarebbe l'input dato da
Giammarinaro, tramite un assessore, al sindaco Sgarbi perché un bene confiscato
ad un boss di Salemi ed affidato al Comune fosse assegnato ad un'associazione da
lui indicata. “Sgarbi viene informato dall’assessore Caterina Bivona – si legge
negli atti delle indagini - che la Prefettura di Trapani esigeva l’immediata
assegnazione di un terreno agricolo confiscato al noto esponente mafioso e
narcotrafficante Miceli Salvatore”. La prossima udienza è fissata per il 12
marzo, quando sarà chiamato a deporre sul pretorio l’ex assessore comunale di
Salemi, il fotografo Oliviero Toscani.
Fonte: Siciliaunopolis
Fonte: Siciliaunopolis
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