C'è benessere nel nostro paese? Certamente non c’è un metro per misurarlo; le lamentele ci sono sempre state, ma, se mettiamo a confronto il tenore di vita del cittadino medio dei nostri tempi con quello degli anni ’40 – ’50, si nota una enorme differenza. Oggi c’è ancora molta disoccupazione, ma non si vede più quella povertà, che caratterizzava la nostra Sicilia di
allora. In quel periodo il lavoro manuale non mancava, però il guadagno era così misero, che quasi non bastava per la sopravvivenza della famiglia; le campagne pullulavano di contadini e nei paesi "li putii" (le botteghe d’artigiani) erano numerosissime.
allora. In quel periodo il lavoro manuale non mancava, però il guadagno era così misero, che quasi non bastava per la sopravvivenza della famiglia; le campagne pullulavano di contadini e nei paesi "li putii" (le botteghe d’artigiani) erano numerosissime.
Castelvetrano allora importava solo alcune materie prime, come il legname d’opera e il ferro; per il resto si utilizzava materiale del posto, proveniente dalle campagne o dalle cave (tufo, pietra per costruzioni, pietra calcarea e pietra di gesso per le calcare). Tutti i manufatti erano eseguiti con attrezzi manuali da esperti artigiani del posto; oggi l'industria ha soppiantato questi mestieri e le botteghe sono quasi tutte scomparse. A Marinella di Selinunte era fiorente la pesca e la conservazione sotto sale delle sardine.
L’artigiano nella sua bottega si faceva cooperare dal figlio, insegnandogli contemporaneamente il mestiere con tutti i trucchi ed i segreti professionali. Quando non era più nelle condizioni di lavorare, gli lasciava la bottega già avviata con tutti i “parrucciana” (clienti). Quando non c’erano figli o perché costoro dovevano proseguire gli studi, l’artigiano si faceva aiutare dai “picciotti” (apprendisti), che andavano “a lu mastru” anche per imparare un mestiere; come compenso, “lu principali” la Domenica mattina gli pagava “la simanata” (un compenso settimanale per le sue prestazioni di aiutante). Sulla simanata, ricordo una specie di filastrocca che tutti gli apprendisti sapevano: “Principali vossia lu sapi / si travagghiu o puru no / s’un mi duna la simanata / lunnirìa ‘un ci vegnu cchiù”.
L’artigiano lavorava dalla mattina presto fino a sera, con brevi intervalli durante i pasti; quando doveva consegnare un lavoro con una certa urgenza, lavorava fino a notte con la luce accesa. Il contadino lavorava “di lu scuru a lu scuru” (dal buio al buio).
VITO MARINO
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